Indaga la procura di Padova
Il giallo di Gaetano, camionista morto suicida: mistero sulla foto su Facebook dopo il decesso

A due mesi dal decesso, la morte di Gaetano Marino, camionista siciliano 47enne che si è tolto la vita il 27 giugno nella sua casa di Massanzago (Padova) resta un giallo.
Marino, camionista dipendente della ditta ‘Fratelli Cagnin’ di Scorzè, si sarebbe tolto la vita con un colpo di pistola, una decisione estrema che la Procura di Padova sulla quale i magistrati vogliono fare chiarezza perché il gesto ancora oggi non trova spiegazione.
Non solo: il pm titolare dell’inchiesta, Marco Brusegan, vuole infatti capire il ruolo di alcuni amici che quella domenica 27 giugno erano presenti a casa di Gaetano. In quel pomeriggio assieme all’autotrasportatore c’erano infatti la compagna di Marino, una relazione appena iniziata, un amico di lunga data siciliano e un’altra coppia. Questi ultimi se n’erano andati dopo pranzo, mentre i primi due erano rimasti.
Ma ciò che il pm vuole scoprire, ottenendo il sequestro dei cellulari delle persone che erano con Marino quel pomeriggio, è chi ha postato alle 18:55 sul profilo Facebook del 47enne una foto che lo ritrae sereno mentre mangiava con gli amici quel giorno. Un mistero per la Procura di Padova, visto che alle 18:15 Marino, salito al piano di sopra della sua abitazione, si era sparato con la sua pistola Beretta calibro 7.65.
Come spiega il Corriere della Sera, a spingere la Procura a compiere ulteriori approfondimenti è stata la sorella di Gaetano Marino, Stefania, residente a Siracusa. Il pm Brusegan ha infatti aperto un’inchiesta ipotizzando l’istigazione al suicidio, indagine per ora senza indagati. Il magistrato aveva chiesto fatto eseguire la prova dello stub sulle mani dell’amico e della compagna del camionista, per capire se vi fossero tracce di polvere da sparo. Il Ris di Parma ha però dovuto evidenziare al magistrato titolare dell’inchiesta che l’accertamento chiesto è stato impossibile da realizzare: la stanza dove Gaetano Marino era infatti contaminata dalla polvere da sparo e, considerato che tracce sono sicuramente finite sulla pelle dei due amici, non significa che siano coinvolti nella vicenda.
Ora quindi le ulteriori speranze della famiglia, convinta che Gaetano non avesse alcuna ragione per togliersi la vita e che qualcuno dei presenti possa averlo indotto al gesto estremo, sono affidate all’esame dei telefoni.
I tecnici proveranno a scandagliare nei messaggi e nelle chiamate, oltre ad effettuare una ‘analisi’ dei social network dei due amici presenti nell’abitazione al momento del suicidio.
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