Le ombre del femminicidio sembrano diventare sempre più, col passare delle ore, delle certezze. Il corpo di Yana Malayko sarebbe stato nascosto in un’estesa area periferica scarsamente abitata, fatta di boschi, campi, pozzi e canali in località Albana. Nonostante le parole dell’ex compagno suonino come una sentenza, Yana ancora non si trova. Da venerdì 20 gennaio, il giorno dell’arresto, Dumitru Stratan ha taciuto con carabinieri e magistrati, sdraiato giorno e notte sul letto della cella nel carcere di Mantova. Ma già ore prima avrebbe confessato alla sorella Cristina l’uccisione, avvenuta – a quanto sembra – tra le 2.30 e le 5 della notte precedente, forse armato di un coltello: “Ho ammazzato Yana come lei ha ammazzato me”.

Stratan, che ora rischia l’ergastolo, ancora non parla. Forse una strategia difensiva dovuta al non ritrovamento del cadavere dell’avvocato difensore Andrea Pongiluppi, o forse perché si è già liberato del peso confessando l’accaduto alla sorella: “Yana mi faceva le corna, è una traditrice. E non poteva mettersi con uno della nostra compagnia”, avrebbe detto il presunto assassino riferendosi al ragazzo con il quale Yana aveva una relazione.

Appena a dicembre Yana Malayko aveva troncato i rapporti con Dumitru Stratan, 33enne di origini moldave con un passato turbolento che risale alla sua adolescenza: il suicidio del padre e, secondo i familiari, una tossicodipendenza afflitta da una grande fragilità. Secondo le carte della Procura di Mantova, riportate dal Corriere della Sera, il delitto sarebbe la conseguenza di un piano preciso. Nella serata di giovedì 19 gennaio Yana e l’attuale compagno avevano cenato in un ristorante a Lonato del Garda per poi trasferirsi nell’abitazione di lui. A mezzanotte, Yana, nata a Cernivci, in Ucraina, aveva iniziato a ricevere telefonate e messaggi da Stratan.

A detta del 33enne il cane, di nome Bulka, che avevano comprato insieme, stava male, e l’uomo aveva chiesto il suo aiuto affinché lei lo assistesse. Yana aveva acconsentito, annunciandogli che sarebbe rincasata per attenderlo al quarto piano del condominio di piazzale della Resistenza, nell’appartamento numero 15, nella cittadina di Castiglione delle Stiviere. Stratan, che era già stato all’interno del bilocale, le aveva detto che sarebbe arrivato con l’animale. Entrare nella casa dove Yana viveva non era stato un problema, il 33enne aveva una copia delle chiavi, e aveva interesse a farlo per l’unico scopo di manomettere la telecamera che registra gli accessi all’appartamento. Da qui la premeditazione.

La disattivazione era stata notata da Yana e segnalata per messaggio all’attuale compagno fermo in macchina sotto il palazzo con cui si stava scambiando aggiornamenti sull’incontro che sarebbe dovuto avvenire di lì a poco. Nonostante la telecamera scollegata Yana gli aveva augurato la buonanotte, tranquillizzandolo.

I carabinieri hanno isolato molteplici macchie di sangue nel bilocale diventato scena del crimine: sulla maniglia della porta della stanza da letto e sul materasso in particolare. Stratan avrebbe cercato di cancellare le tracce ematiche e buttato il piumone dentro un sacco nero. In un altro sacco nero ha posizionato il corpo di Yana, lo ha trascinato per le scale alle 5.13 – ora in cui le telecamere sul ballatoio del condominio lo hanno ripreso -, l’ha caricato sulla Mercedes, e ha guidato fino alla periferia per abbandonarlo, munito di una piccola vanga.

Il sospetto degli inquirenti ora è che sia stato accompagnato da un complice, reclutato non con una chiamata ma direttamente con un passaggio sotto la sua abitazione. Infatti si tende a escludere che Stratan abbia seppellito la ragazza. I tempi dei suoi passaggi e dalle sue presenze forniti dalle celle agganciate dal telefonino sarebbero troppo brevi. Adesso i genitori di Yana non si danno pace: il padre, il signor Malayko, indossando stivali alti batte palmo a palmo le campagne del Mantovano in cerca del corpo senza vita della sua Yana. La madre della ragazza, Tatiana Serbenchuk, lancia dal Canada un appello disperato al presunto assassino: “Ridammi mia figlia”.

Redazione

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