Sono passati dodici anni, dodici lunghi anni dalla brutale uccisione di Angelo Vassallo conosciuto dai più come il “sindaco pescatore”. Il suo amato mare, la sua Pollica, la voglia di legalità più forte della paura, tutti elementi che tornano prepotenti dopo dodici anni, ora che la Procura di Salerno ha deciso di riaprire le indagini sulla sua morte. Troppi depistaggi, movimenti dei Carabinieri ritenuti “irrituali” e che hanno portato a indagare su persone del tutto estranee alla vicenda.

Una storia tanto triste quanto opaca. Il sindaco pescatore sarebbe stato ucciso per impedire che denunciasse un traffico di sostanze stupefacenti di cui era giunto a conoscenza e che avveniva nel porto di Acciaroli, frazione del comune di Pollica e rinomata località turistica del Cilento. Questa l’ipotesi alla base delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno culminate oggi con l’esecuzione di un decreto di perquisizione nei confronti di nove persone indagate a vario titolo per i reati di omicidio e di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Le nuove indagini, spiega il procuratore della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli, riguardano anche “lo svolgimento e le reali finalità” di una serie di attività investigative messe in atto subito dopo il delitto, e senza delega da parte della competente Procura salernitana, “che ebbero quale effetto quello di indirizzare le investigazioni nei confronti di soggetti risultati poi del tutto estranei all’omicidio”.

Il procuratore si riferisce all’acquisizione di video nei minuti subito dopo la sparatoria e l’uccisione del sindaco Vassallo. In particolare, è stata perquisita l’abitazione a Frosinone del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, già indagato in passato ma poi la sua posizione era stata archiviata come richiesto dagli stessi pm salernitani. L’ufficiale avrebbe acquisito dei video delle telecamere di sorveglianza del porto cilentano poche ore dopo il delitto, circostanza che l’allora comandante del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna ha sempre giustificato con l’esigenza di salvaguardare le immagini, ma che in questa fase viene considerata come un elemento nei suoi confronti.

Proprio Cagnazzo era stato tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto. Indagato anche l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, di recente condannato in primo grado per i suoi rapporti con i trafficanti di droga del Parco Verde di Caivano, il cui nome era già trapelato come legato all’indagine salernitana. Cioffi, invece, era a capo della speciale squadra alle dirette dipendenze di Cagnazzo, impegnato nelle più importanti indagini di camorra in provincia di Napoli. Il dubbio dei pm salernitani è che Cioffi fosse ad Acciaroli così come Cagnazzo. Ma facciamo un passo indietro e torniamo a quel lontano 5 settembre 2010. In un primo momento, le indagini furono della procura di Vallo della Lucania, e sul luogo del delitto arrivò il pm Alfredo Greco; dopo 48 ore a proseguire fu la procura di Salerno diretta allora da Franco Roberti. Le piste più battute furono quella camorristica, soprattutto per le modalità dell’esecuzione, quella di interessi sullo sviluppo edilizio del territorio e quella della droga. A marzo 2015 Bruno Humberto Damiani, 32 anni, detto il brasiliano, è l’unico indagato per l’omicidio di Vassallo a causa dei suoi contatti con trafficanti di droga del quartiere napoletano di Secondigliano.

La sera del delitto, Bruno Damiani era con due persone che ad Acciaroli, e a rivelarlo è Luigi Molaro, un altro carabiniere finito sotto inchiesta insieme al colonnello Cagnazzo per aver prelevato la cassetta di una telecamera puntata sul porto, proprio dove il ‘brasiliano’ e i due sconosciuti avrebbero a lungo osservato Vassallo. L’uomo venne poi scagionato anni dopo. Nel luglio 2018, il Pm Leonardo Colamonici ha notificato un avviso di garanzia per rendere interrogatorio da indagato per l’omicidio a Lazzaro Cioffi, il carabiniere colluso con il clan Caivano per averne protetto le attività di narcotraffico. Mentre la procura indaga, sbaglia, chiude e riapre le indagini, c’è una famiglia che da dodici anni aspetta di sapere chi e perché ha ucciso il sindaco Vassallo. È una vicenda dolorosa per i familiari e i cittadini di Pollica, ma lo è altrettanto per tutti i cittadini che con questa giustizia che spesso scricchiola devono averci a che fare. Come pure si deve avere a che fare con tempi lunghissimi, biblici che lasciano cadere nell’oblio quel concetto alto di giustizia, della legge, del “giusto” a servizio del popolo.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.