Appunti sulla direzione metropolitana dei dem
Il gigantismo di De Luca è la giusta pena per un Pd miope
Caro Riformista, Facebook ha ospitato un vivace confronto sull’esito della direzione metropolitana del Partito democratico. Pur non avendo lesinato critiche al gruppo dirigente partenopeo, riconosco l’utilità della riflessione tenutasi nell’assemblea napoletana del partito di Zingaretti. Importante e coraggiosa, infatti, mi è parsa l’ammissione della “mortificazione del ruolo del Pd” seguita alla scelta del governatore Vincenzo De Luca di favorire la presentazione di ben 15 liste a suo sostegno in una competizione elettorale dall’esito scontato. Anche la composizione della giunta non si è sottratta alla severa critica dei dirigenti del Pd partenopeo. A giusta ragione, a parer mio, considerate le scelte dei nuovi assessori che vedono la conferma di metà della squadra precedente e che, fatte salve poche nomine, su tutte quella di Armida Filippelli cui è stata affidata la delega alla Formazione professionale, di fatto confermano l’accentramento di funzioni e poteri nelle mani del presidente (che conserva le deleghe a Sanità, Trasporti e Fondi europei) e del suo vice Bonavitacola. Singolare poi la scelta di chiamare in giunta un solo consigliere regionale, Lucia Fortini, non a caso eletta nella lista De Luca Presidente.
Il Pd non ha visto nessuno dei neoconsiglieri promossi nella squadra di governo, senza dimenticare la mancata elezione della consigliere uscente Enza Amato che pure ha raccolto circa 16mila preferenze. E pensare che, in ragione delle bizzarrie di una legge elettorale da rivedere, sono risultati eletti con liste meno rappresentative consiglieri che non sono andati oltre i 5mila voti! Bene hanno fatto, dunque, Sarracino e i dirigenti del Pd di Napoli a sottolineare come le scelte pre-elettorali, il numero e la composizione delle liste abbiano penalizzato il ruolo del principale partito della coalizione, arrivando a dimezzare i suoi seggi in Consiglio con clamorose esclusioni. Nel confronto sono intervenute diverse figure storiche della sinistra partenopea, tra le quali l’ex assessore comunale di Napoli Lello Porta e l’ex consigliere regionale Guglielmo Allodi che hanno sottolineato la tardività delle critiche mosse dai dirigenti democratici. Marco Sarracino, segretario del Pd di Napoli, ha ricordato come, insieme con il presidente del partito Paolo Mancuso, prima delle elezioni, abbia richiamato l’attenzione sull’eccessivo numero di liste a sostegno di De Luca, convinto che esse avrebbero indebolito non solo il suo partito ma l’intera coalizione rendendola sfilacciata ed estremamente eterogene.
Ricordo che, alle primarie del partito, insieme con Sarracino, Porta, Nicola Oddati e l’ex consigliera regionale Antonella Ciaramella condussi, sebbene da esterno a partito, una coraggiosa battaglia per far sì che Armida Filippelli venisse eletta segretaria regionale del Pd, anche nel tentativo di rivendicare una maggiore autonomia dei dem da Palazzo Santa Lucia. Fummo sconfitti anche per la poco oculata scelta di diversi consiglieri regionali di assecondare il diktat di De Luca sull’ex sindaco di Poggiomarino, Leo Annunziata, tuttora segretario regionale del Pd. Ho la presunzione di credere che, se avessimo vinto quella sfida, saremmo riusciti a frenare il gigantismo di De Luca e dei suoi. L’altro giorno, dunque, il Pd partenopeo ha svolto una discussione seria e impegnativa, definendo un’interessante agenda politico-programmatica che culminerà nella convocazione degli stati generali, decisiva occasione di confronto con le forze più vive della città in vista delle prossime elezioni comunali di Napoli.
Mi appassiona meno il tema dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle che, soprattutto a livello nazionale, ha avuto un atteggiamento ambiguo, spesso di sostegno verso la giunta de Magistris. Proprio sul tema del rapporto con l’esperienza arancione, nel corso della direzione del Pd sono giunte parole chiare e – spero – definitive. Si è parlato di “distanza e discontinuità”. Ho già avuto modo di spiegare quello che dev’essere l’impegno del Pd e delle migliori energie del civismo napoletano in vista delle comunali. La strada è lunga e impervia, ma ho l’impressione che la discussione affrontata nell’assise di qualche giorno fa l’abbia tracciata con coraggio e onestà intellettuale.
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