Antonio Pentangelo, deputato di Forza Italia, è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla riqualificazione dell’area ex Cirio di Castellammare. La Procura di Torre Annunziata ne ha chiesto l’arresto sul quale sarà la Camera a pronunciarsi. Su Facebook Teresa Manzo, deputata del M5S e originaria di Castellammare al pari di Pentangelo, ha detto che il collega “avrà modo di chiarire la sua posizione”. Tanto è bastato perché Manzo venisse travolta dalle invettive degli attivisti del Movimento.

Ogniqualvolta vi è un arresto “eccellente” – in modo particolare se si stratta di uomini della politica o delle istituzioni – riemergono come un mantra i rigurgiti giustizialisti che inquinano il dibattito pubblico da almeno tre decenni. Ormai, ad eccezione degli avvocati penalisti e di non molti altri garantisti che con pazienza, energia e passione continuano a difendere i capisaldi della democrazia costituzionale, la folla indistinta sembra volere la gogna, la pena esemplare e possibilmente perpetua. Le ragioni di questo decadimento culturale, politico e soprattutto etico sono molteplici e non tutte sufficientemente esplorate (manca, ad esempio, un’analisi seria e rigorosa sul perché, in questo determinato momento storico, le istanze punitive e securitarie facciano così tanto presa sulla pubblica opinione, mentre i principi garantisti siano quasi del tutto oscurati, non potendosi addebitare ogni colpa soltanto alla politica inetta o all’informazione, come si dice, embedded).

Senza dubbio la responsabilità di questa esplosione compiaciuta delle pulsioni giustizialiste è, in parte rilevante, della politica. Non solo e non tanto perché in molte occasioni singoli esponenti o interi gruppi politici hanno dato pessima prova di sé, indugiando in comportamenti non consoni ai ruoli ricoperti e talvolta commettendo veri e propri reati. Ma soprattutto la politica – che può essere la più alta tra le “arti” umane – ha, e non soltanto in Italia, abdicato al suo ruolo essenziale: favorire i cittadini ad esprimere la propria personalità, le proprie capacità ed i propri talenti, rimuovendo quegli ostacoli che impediscono a ciascuno di realizzare il massimo delle sue possibilità. Sì, sto parlando proprio di quell’articolo 3 della Costituzione che deve costituire la bussola essenziale dell’agire politico e, nel contempo, la stessa ragione fondativa di una democrazia costituzionale.

Ormai la politica si cura sempre meno di abbattere quegli ostacoli, di consentire ai cittadini di avere ciascuno pari e concrete possibilità.
Venuto meno nel suo compito essenziale, il potere prova a celare le proprie gravi inadempienze con la terribilità dei poteri punitivi, con i tribunali, con le carceri, affermando attraverso l’uso distorto della giustizia penale – vera e propria scorciatoia del consenso – la sua stessa legittimazione. Si entra così in un circolo vizioso in cui, la macchina infernale repressiva in parte creata dalla stessa politica finisce per fagocitare il suo stesso creatore.

Il tutto amplificato dalla cassa di risonanza di molti mezzi di informazione – il famigerato circuito mediatico-giudiziario – che sovente abdicano al loro ruolo di “cani da guardia della democrazia”. Da questo punto di vista viviamo indubbiamente in un’epoca oscura se finanche le esortazioni e l’attivismo del Papa sul tema restano lettera morta o addirittura sono oggetto di dure critiche che mai in passato avevano interessato la figura del Santo Padre. In questo contesto, va tuttavia registrata la recente dichiarazione di Teresa Manzo, deputata del M5S che, nel commentare la richiesta di arresto dei parlamentari di Forza Italia Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo, si è augurata che i due esponenti politici sapranno chiarire le proprie posizioni, riconoscendo al Parlamento il ruolo di difensore dei principi garantisti su cui si fonda la nostra Repubblica.

Parole semplici, rispettose dei principi costituzionali che, tuttavia, oggi addirittura appaiono quasi come una rivoluzione culturale, un cambio di paradigma. L’auspicio è che simili parole, nel rispetto degli accertamenti giurisdizionali, diventino la normalità e che la presunzione di innocenza valga sempre per tutti gli indagati, di tutti i ceti sociali.