Houston abbiamo un problema
Il Golden Power Pirelli è un atto autoritario che mette in difficoltà l’Italia sul mercato globale
Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sulla decisione del governo di esercitare il Golden Power su Pirelli. Giusto o sbagliato. Favorevole l’economista Riccardo Puglisi secondo cui “la geopolitica industriale ha bisogno dei poteri speciali dello Stato”. Contraria l’imprenditrice Lucia Zavattini che sottolinea come si tratti di “un atto autoritario che mette in difficoltà l’Italia sul mercato globale”
Qui il commento di Lucia Zavattini:
In settimana il nuovo premier cinese Li Qiang volerà in Germania per incontrare il Cancelliere Scholz e chiudere affari per circa 50 miliardi tra cui un grande contratto per Siemens, una delle aziende strategiche per il governo tedesco. Siemens ha un conglomerato tecnologico tra i più grandi al mondo e produce tecnologie nell’ambito della telefonia, dei cavi, dei PC, dell’health e non solo. Qualche giorno dopo Li Qiang volerà in Francia dove incontrerà i vertici dello stato francese che credo come in passato non si faranno scrupolo di stringere accordi commerciali miliardari nei vari settori con il gigante cinese. A tal proposito memorabile fu la conferenza stampa dell’allora Presidente della Repubblica francese Hollande in Egitto con il Presidente Al Sisi poco tempo dopo i terribili fatti di Giulio Regeni che hanno avuto un costo brutale e ancora oggi sono irrisolti e senza un colpevole. Questo ragazzo è stato inconsapevole strumento nelle mani di una ricercatrice inglese di Cambridge, oppositrice del governo egiziano, e la sua vicenda ha portato contratti miliardari allo Stato italiano.
In quella conferenza stampa furono firmati contratti miliardari con le imprese militari francesi che supplirono all’impossibilità italiana di chiuderli. Alla fine della conferenza stampa il Capo dello Stato francese, con le tasche piene di contratti, disse all’amico Al Sisi di fare piena luce sulla vicenda. L’oscurità ancora ci avvolge. Francia e Germania non hanno mai partecipato alla Via della Seta ma nonostante questo hanno stretto, stringono e stringeranno, contratti miliardari per le loro aziende. In Italia invece si applica il golden power per un brevetto sulla sicurezza cyber dei dati delle frenate delle gomme Pirelli, impedendo a un azionista fino ad ora dormiente – che ha permesso alla governance di Pirelli di prosperare in tutti i sensi -di esercitare i suoi diritti in uno stato democratico e nel libero mercato.
Il regime nazista fece lo stesso con gli ebrei, solo che il governo Meloni non rappresenta certo un regime come quello di Hitler, e di sicuro il governo cinese non è come il perseguitato popolo ebraico. La domanda allora sorge spontanea: cui prodest? Cui prodest impedire a un investitore che fino a prova contraria non ha mai creato problemi allo Stato italiano esercitare i suoi diritti di azionista di una società di mercato che di strategico ha solo la bellezza dei suoi pneumatici che vediamo in Formula 1? Siamo sicuri che sia una battaglia da compiere, mettendo a rischio rapporti futuri? E non parlo di rapporti commerciali se pur nel febbraio 2023, tali relazioni hanno visto un exploit del 131% sull’esportazione italiana in Cina, arrivando ad essere di 3.3 miliardi di euro nel solo mese di febbraio.
Nel 2022 l’export italiano in Cina è stato di 16.4 miliardi di euro. A proposito, 5.4 miliardi sono stati incassati tramite le piattaforme di Alibaba che recentemente sono state in qualche modo messe sotto l’ala protettrice del governo cinese. La domanda allora verrebbe spontanea. Perché non mettere la golden power sull’export di Alibaba? I dati dei nostri cittadini non sono più importanti di quelli dei pneumatici della Pirelli? Non si preoccupino gli esportatori italiani, la mia è solo una iperbole. Ma significativa. No, non parlo di rapporti commerciali ma strategici. Che riguardano in primis l’Africa dove noi abbiamo una portaerei chiamata Italia ma dove la Cina la fa da padrone.
Come Germania e Francia noi sappiamo di essere collocati da una parte ben precisa del mondo ma questo non ci deve impedire di parlare e di aprire vie di collaborazione. Certo Bill Gates non avrà incontrato Xi solo per la sua battaglia sul clima. Come Elon Musk prima di lui. La via della seta fu costruita in anni e anni da Marco Polo il cui nome riecheggia ancora nell’impero celeste. Non vorremmo che un altro Marco distruggesse queste relazioni così ben declamate, peraltro come ha egli stesso affermato in alcune recenti interviste, essendo anche capo del business forum Italia-Cina. Houston abbiamo un problema.
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