Sparisce il bonus cultura
Il governo Meloni taglia 500 euro ai giovani: “18App ha esaurito i fondi”, Sangiuliano non ci mette la faccia

«Pronti», erano pronti. Anche a tagliare sulle spese sociali e sulle voci rivolte ai giovani. Lo dimostra la scelta del governo Meloni di tagliare il Bonus Cultura di cui beneficiano i 18enni nell’anno in cui entrano nella maggiore età. Un provvedimento gradito alle famiglie e ai diretti interessati che dal governo Renzi fino a oggi avevano fatto tesoro di quelle 500 euro: un piccolo gruzzolo che gli studenti utilizzavano per comprare libri di testo del liceo e dell’università. E non solo: attraverso il sito 18app, i beneficiari avevano la possibilità di scaricare direttamente un buono del valore di 500 euro, da utilizzare oltre che l’acquisto di libri, per tutte le attività e gli eventi (come il teatro e i concerti), con il fine di agevolare l’abitudine alla fruizione di beni e servizi culturali. Nel 2023, erano stati stanziati 230 milioni di euro per erogare la cosiddetta Diciott’App ai neo diciottenni.
Poi è arrivato il centrodestra che sbandierava «più voce ai giovani», «più forza alle famiglie», «più incentivi alla natalità»: e per tutta risposta cancella il Bonus Cultura gravando sulle tasche delle famiglie con figli. Le risorse previste per il bonus sono state portate a esaurimento e sulla pagina web dedicata è apparso un messaggio che dichiara: «Si comunica che il plafond previsto dall’articolo 1, comma 357, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, quale limite massimo di spesa, è esaurito. Si rappresenta, pertanto, che la Piattaforma non consente più registrazioni». Una situazione che sta causando preoccupazione e comprensibile disappunto tra i giovani, molti dei quali si sono sentiti esclusi dall’iniziativa. Alcuni avevano pianificato di utilizzare il bonus per acquistare i testi universitari, ma si sono ritrovati impossibilitati a farlo. Monica Bettina, una studentessa, ha dichiarato: «La videata dice che i fondi sono terminati, eppure il termine per richiedere il bonus era fissato al 31 ottobre. Dal centralino del ministero mi dicono che non era mai successo. Questo è dunque il modo di aiutare le famiglie? Di permettere ai ragazzi di formarsi?”. “Mia figlia – aggiunge la madre – nata nel 2002, che studia Medicina, con il bonus ha comprato i libri di Anatomia. Le politiche sono contro la famiglia, contro i ragazzi. E il nostro premier dice di promuovere la natalità».
Il titolare della Cultura, ministro Gennaro Sangiuliano, che aveva annunciato «la necessità di riformare, ridefinire e rinominare la 18App» ha finito per eliminarla, tout court. E ha preferito non metterci la faccia, mandando avanti il deputato di Fdi Gimmi Cangiano che alla Camera ha sostenuto che la vera origine del problema risiede nelle azioni del precedente Governo. È il “padre” della misura, Matteo Renzi, ad attaccare il ministro Sangiuliano e il governo Meloni: «L’esecutivo ha cancellato la 18app, lo strumento per avvicinare i ragazzi alla cultura. Ho denunciato questa scelta dieci mesi fa e sono stato accusato di fare allarmismo. Oggi purtroppo la verità viene a galla e il conto lo pagano i diciottenni. Il ministro Sangiuliano ha dunque mentito. E anziché metterci la faccia lo ha fatto pubblicando un freddo avviso sul sito. Così, tante famiglie che avevano contato sul bonus cultura per acquistare i libri universitari, si trovano con una spesa in più. Ma che paura può farvi, signori della destra, un ragazzo che legge o che va a un concerto? Perché odiate le librerie o i teatri? Spero che le opposizioni si sveglino e almeno sulla battaglia della 1aApp ci diano una mano in Parlamento. Io farò di tutto per lottare contro questa follia».
«Questo governo ha un problema di coerenza. È di ieri la discussione sui tagli pesantissimi che sono stati fatti sulla 18App, uno strumento voluto da Matteo Renzi”, dice la coordinatrice di Italia Viva, Raffaella Paita. Che affonda: «Un conto è raccontarlo ai propri militanti, altro è fare i conti con la realtà. Ci sono due nuclei famigliari su tre che hanno problemi ad arrivare alla fine del mese, e la risposta è togliere i fondi per i libri degli studenti?».
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