Pronti al rinnovo con il Patto
Il governo verso l’accordo con i sicari libici: i migranti non devono restare nei lager in Nord Africa
Il rinnovo del memorandum Italia-Libia avverrà il prossimo 2 novembre, in automatico. In fondo questo meccanismo non potrebbe essere più appropriato: cosa c’è di umano, e quindi di politico, di riflessivo, di riformabile in un patto come quello? In automatico, come fosse il calcolo di una macchina, stupida quanto perfetta nel ripetersi, sempre uguale. Nel tempo, quelle che erano isolate denunce degli attivisti sulla sorte che sarebbe toccata a migliaia di donne, uomini e bambini innocenti in seguito a quell’accordo, sono diventate conoscenza e consapevolezza pubblica. Si sa tutto.
Il sistema dei lager, i trafficanti travestiti da guardia costiera, gli stupri, le torture, gli omicidi. Si sa a cosa è servito, dal 2017 ad oggi, quel miliardo di euro con cui i vari governi italiani hanno pagato il lavoro sporco del “trattenimento” al di là del mare di richiedenti asilo e rifugiati. Questa sarebbe “grande politica” dunque? Prendersela con persone indifese ed innocenti, con bambini, farebbe parte della “grande responsabilità” di quei signori che hanno anche il coraggio di farsi chiamare “onorevoli”? La banale quanto tragica e criminale “delega” a qualcun altro per i “lavori sporchi”, ad un sicario, è vecchia quanto il mondo. E poi si va in “automatico”. Cosa volete che ci sia da discutere?
Le firme su quel patto, quelle di Gentiloni e Minniti, ci dicono anche altro. Non sono quelle di Salvini e Meloni. Dunque, su questo tema, piena convergenza. I democratici e progressisti, togliendo qualche rara eccezione, hanno elaborato la “narrazione”: “così aiutiamo la Libia a diventare democratica”. O ancora, come ebbe a dire Minniti: “ ho avvertito che la democrazia, con gli sbarchi dei migranti, era messa in pericolo”. Così quelli che si autoproclamano “gli eredi dei partigiani”.
Gli altri, che sono gli eredi di Almirante e della Repubblica di Salò, continuano su quella strada già tracciata, affinando ancor di più le armi. Ci deve essere un certo gusto per questi nuovi governanti, ad atteggiarsi a “difensori della Patria”, sparando contro un “nemico” di due anni che sta in mezzo al mare su un barcone. “Ho solo difeso i confini dell’Italia”, dichiara tronfio su Tik Tok il solito noto, coraggiosissimo Ministro. Ma “eredi dei partigiani” e “eredi dei fascisti”, su questo punto, e cioè respingere i migranti anche violando ogni diritto umano possibile e tutte le Convenzioni internazionali, sono d’accordo. Questa è la vera “pacificazione”, bisognerebbe dirlo a Violante.
Giorgia Meloni, il presidente del Consiglio, non è Matteo Salvini. Siamo passati da una macchietta a qualcosa di più serio, indubbiamente. Nel suo discorso di insediamento si è rivendicata pure Mattei, per avvalorare la tesi che sul Mediterraneo “serve una visione politica e strategica”. Che si poggia dove? Nella guerra ai migranti. “Bisogna aprire Hotspot in Nordafrica, gestiti dall’Onu, dove chi vuole chiedere asilo possa farlo lì, e noi possiamo valutare chi ha diritto e chi no”. Ora, verrebbe da dire al Presidente Meloni: “cavolo, perché non ci abbiamo pensato prima!”.
Nel frattempo che verranno istituiti questi centri per la richiesta di asilo in un paese come la Libia, governato da milizie armate in guerra tra di loro e suddiviso in sfere di influenza di molti stati in competizione e guerra fra loro, naturalmente il non detto è che le persone migranti andrebbero fatte morire li. Possibilmente non in mare che fa brutto. Nel mentre il Presidente Giorgia “porterà in Europa” la proposta, e nel mentre l’Europa si convincerà, quello che c’è da fare è perseguire i trafficanti. E quindi? Prendersela con chi salva vite in mare, con le navi del soccorso civile. Ci vuole davvero coraggio per affrontare simili, pericolosi, criminali, che osano sfidare gli Stati Sovrani.
E Piantedosi, il gemello intelligente, ha già cominciato: “quelle navi delle Ong violano le regole”. Quali? Tipo chiedere il permesso ai tagliagole libici per poter soccorrere chi chiede aiuto in mare. La Libia, cioè quella piccola porzione di Libia attorno a Tripoli che è sotto il controllo ( precario ) dell’unico governo riconosciuto dall’Unione Europea, non ha nemmeno sottoscritto la Convenzione di Ginevra. Potrebbe mai essere un interlocutore possibile per chi ha la responsabilità di portare in un “place of safety”, un posto sicuro, i naufraghi che ha a bordo?
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Il 2 novembre, dimenticavo, non è solo il giorno del rinnovo automatico del memorandum. È anche il giorno dei morti. Quelli che stanno in fondo al Mediterraneo.
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