Non aveva le carte in mano
Il grande bluff di Salvini al tavolo della propaganda, ma alla Milano che non si vuole fermare il gioco non piace
Riassumiamo. C’è una metropoli (LA metropoli), che cresce seguendo i cambiamenti economici, l’innovazione, gli investimenti al passo con le capitali europee. Attrae flussi finanziari internazionali, produce sviluppo a beneficio di tutto il Paese. Tutto questo da almeno trent’anni, senza differenze di colore politico nell’amministrazione. Di conseguenza c’è un mercato dell’edilizia che si modella con i bisogni e che così facendo, soprattutto dall’expo in poi, ha cambiato e cambia volto alla città, rigenerando aree urbane altrimenti destinate al decadimento.
C’è poi una normativa che nel tempo ha trovato legittimazione nella consuetudine e nell’interpretazione secondo logica e utilità. La giustizia ha il sacrosanto dovere e diritto di vigilare su abusi e storture, ma non quello di ignorare quello che va considerato tutti gli effetti diritto di fatto, paralizzando cantieri e rischiando di allontanare investimenti. Questa sta accadendo e la risposta avrebbe dovuto essere governativa: una norma che stabilisse linee interpretative certe, una volta per tutte. Il Ministro Salvini, l’aveva annunciato, dato per certo all’interno del decreto Salva–Casa, ma nel giro di qualche settimana, dal rullo di tamburi si è passati alle bolle di sapone. E se gli si chiede cosa sia successo, lui risponde che “Qualcuno non era d’accordo” e se ne riparlerà se e quando “saranno d’accordo tutti”.
Qualcuno chi? Considerando che non si dovrebbe trattare di soggetti a lui inaccessibili, vogliamo davvero credere che le supposte obiezioni non fossero note già prima? Insomma, Salvini non aveva le carte in mano e ha bluffato, giocando al tavolo della propaganda. Alla Milano che non si vuole fermare, quella Riformista, questo gioco non piace.
© Riproduzione riservata