“L’agenzia delle entrate potrebbe riscuotere cartelle esattoriali entrando nei conti correnti senza passare per un giudice. Se confermato, sarebbe il più grande fratello fiscale della storia. Faremo di tutto per impedirlo”. Firmato Giorgia Meloni. Era però il 16 ottobre 2019. Oggi purtroppo è stato fatto. Proprio da lei. Pignoramenti a colpo sicuro con l’accesso diretto del fisco ai conti correnti dei contribuenti.

Con un articolo alla legge di bilancio si dà la possibilità per l’agente della riscossione di accedere direttamente ai conti correnti, per verificarne la disponibilità: e se dovessero emergere “crediti del debitore”, il fisco potrà procedere “telematicamente, senza indugio” con “l’ordine di pagamento”, accelerando così i tempi di recupero.

La bozza della manovra prevede nello specifico che “prima di procedere al pignoramento dei conti correnti rinvenienti dalla consultazione dell’archivio dei rapporti finanziari, l’agente della riscossione può, in fase stragiudiziale, accedere, mediante collegamento telematico diretto, alle informazioni relative alle disponibilità giacenti sui predetti conti correnti. Se l’accesso ha consentito di individuare crediti del debitore nella disponibilità di uno o più operatori finanziari, l’agente della riscossione redige e notifica telematicamente al terzo, senza indugio, l’ordine di pagamento con le specifiche modalità informatiche stabilite con decreto del ministero dell’Economia e delle finanze. La notifica dell’ordine di pagamento è effettuata, a pena di nullità, anche al debitore”.

Oggi il pignoramento arriva dopo un serie di passaggi in cui l’agente della riscossione, verificato il mancato pagamento di una tassa, chiede al contribuente di sanare la propria posizione: l’invio della cartella, dei successivi solleciti e quindi dell’avviso di intimidazione, se il cittadino non risponde con il pagamento a nessuna delle richieste. L’avviso di intimidazione, che precede il pignoramento, è inviato a distanza di un anno dalla cartella. Da quel momento il contribuente che ha il debito con il fisco ha 5 giorni di tempo per effettuare il versamento, con la possibilità di chiedere la rateizzazione delle somme dovute. Se il contribuente evade anche in questi casi, l’agente della Riscossione oggi può già vedere se e dove il cittadino ha dei conti correnti e si rivolge alla banca o alle banche, in caso di più conti aperti.

Gli istituti hanno 60 giorni di tempo per rispondere. Il pignoramento esclude l’ultimo stipendio che resta come limite per assicurare le necessità del debitore. Quello che la Riscossione non può vedere, ma potrà in futuro, è quanto è depositato nei c/c, verificando quindi se esistono le somme per mettersi in regola con il fisco. Una volta entrata in vigore la manovra, dal primo gennaio 2024 se la versione in bozza verrà confermata, l’agente (avvisando ovviamente la banca ed entro 30 giorni anche il debitore) potrà andare a colpo sicuro e “senza indugio”, come recita la norma, a prelevare l’intera somma dovuta là dove ce ne è disponibilità. Le soluzioni tecniche saranno definite con un decreto del ministero dell’Economia sentite l’Abi, Poste e l’Associazione dei prestatori servizi di pagamento, ma anche il Garante per la protezione dei dati personali, in modo che l’Agenzia delle entrate-Riscossione possa adottare “idonee misure di garanzia a tutela dei diritti e delle libertà degli interessati, attraverso la previsione di apposite misure di sicurezza”.

Unimpresa, associazione di categoria che rappresenta oltre 100mila imprese italiane, ha espresso preoccupazione. “Questa misura mette in seria difficoltà le partite Iva e le micro, piccole e medie imprese italiane”, ha dichiarato il consigliere nazionale di Unimpresa, Manlio La Duca. “Il rischio concreto è che l’accesso immediato dell’amministrazione finanziaria alle disponibilità liquide in banca privi professionisti e piccoli imprenditori di risorse importanti per la gestione ordinaria delle loro attività”. Eppure già durante l’approvazione della delega fiscale la scorsa estate, quando era stata prevista questa possibilità, solo Italia Viva protestò contro questa norma.

È assurdo che proprio quelli che durante l’emergenza Covid tuonavano per la difesa della privacy ora consentano l’accesso diretto da parte dell’agenzia delle entrate ai pignoramenti sul conto corrente. Come è assurdo che neghino al cittadino la possibilità di difendersi. Che facciamo quando invece è lo Stato soccombente, anche al cittadino verrà concesso di accedere direttamente al conto corrente della Pubblica amministrazione? Ma davvero doveva arrivare un governo di centrodestra per mettere le mani dello stato direttamente nelle tasche dei cittadini? Non bastavano Visco, Schlein e Fratoianni per questo? Quanto ci manca Berlusconi!