Le Euroregioni: laboratori di collaborazione e cooperazione transfrontaliera, che mirano a rafforzare il rapporto tra cittadini e istituzioni attraverso un confine statale. Senza potere legislativo, contribuiscono a migliorare l’efficacia della legislazione e a lavorare su progetti europei utilizzando i fondi con un’amministrazione comune. Il GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale, Euregio) nasce nel 2006 con un Regolamento (CE) del Parlamento Europeo e del Consiglio (1082/2006). Tale base giuridica europea attribuisce certezza al vero e proprio ente transfrontaliero. Per poter esistere, deve comprendere autorità locali e/o regionali di almeno due stati diversi; una struttura transfrontaliera con un segretariato permanente; una sede in uno degli stati.

L’Italia è impegnata in varie forme di cooperazione transfrontaliera. Fra gli esempi ci sono l’Euromed 9 (gruppo con 9 paesi mediterranei), l’Eusalp, collaborazione strategica di regioni dell’arco alpino, e alcuni GECT, come l’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, l’Euregio senza Confini (Carinzia, Friuli-Venezia Giulia e Veneto).

Un esempio concreto è l’Euregio Trentino-Alto Adige-Tirolo che ha istituito un GECT nel 2011. Dall’ottobre 2021 e fino all’ottobre del 2023 la presidenza di turno dell’Euregio spetta alla Provincia autonoma di Trento. I temi centrali dell’azione della presidenza trentina intendono essere quello dei giovani e dello sviluppo ulteriore dell’architettura istituzionale dell’Euregio per renderlo ancora più vicino ai cittadini. Purtroppo, e nonostante ciò, i giovani spesso e volentieri ignorano cosa faccia davvero l’Euregio. Al momento ci sono tre pilastri. Il progetto EuregioScienceFund ha come obiettivo la promozione della ricerca scientifica. Il progetto Fit4Co mira alla pubblica amministrazione. Infine c’è il gruppo Action Group 4 Mobility. Questo gruppo vuole trovare soluzioni adatte per il trasporto e la mobilità nello spazio alpino. Il fatto di condividere la storia (Alto Adige, Tirolo e Trentino hanno una storia comune fino alla fine della prima guerra mondiale); il fatto di parlare lingue diverse, ma di condividere tradizioni; e il fatto di poter crescere e vivere in città diverse ma legate tra di loro costituisce una possibilità di sentirsi più europeisti, nel rispetto delle diversità.

L’Euregio sarebbe uno strumento perfetto per poter avvicinare l’Europa alla cittadinanza, ma deve essere usato per aumentare l’offerta e la qualità di servizi per i cittadini. Non basta dire “l’Euregio è dei giovani”: bisogna garantire il ticket dei trasporti euro regionale, la possibilità di studiare nelle diverse città coinvolte, rafforzando la proposta delle cattedre Euregio nelle università (prevede la docenza dello stesso professore in tutte le università coinvolte nel progetto). Bisogna mettersi in gioco. Avvicinare la cittadinanza a questo ottimo strumento di cooperazione, e inventarsi nuovi progetti comuni.

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.