Un grido di allarme arriva dai giudici onorari. «L’auspicio è che non si celebri solo un nuovo anno ma anche una nuova giustizia da porre al centro della società democratica come valore irrinunciabile, perché possa ancora valere il motto scolpito sui nostri Tribunali “fiat iustitia ne pereat mundus”. L’associazione “Got non possiamo più tacere” è intervenuta con un duro documento ad apertura dell’anno giudiziario. «L’imposizione di una rinuncia tombale al pregresso e la previsione di un compenso parametrato al trattamento economico di chi svolge mansioni diverse e meno qualificate si configura a nostro avviso quale autentica “barbarie giuridica” che, ove non dovesse suscitare una pronta e veemente reazione immunitaria del sistema, si porrebbe quale pericoloso precedente con possibili potenziali riflessi anche in danno di altre categorie di lavoratori».

I got lamentano la condizione di eterni precari. Come magistrati onorari, che si fanno carico di uno dei pesi della giustizia, segnalano l’assenza di una riforma che intervenga in maniera risolutiva. «Restiamo ad oggi – si legge nel documento – giudici e pubblici ministeri oscenamente pagati a gettone, privati del diritto all’indennità di malattia, di ferie e maternità, spogliati di ogni tutela, persino quando sopraggiungono tragedie familiari o eventi luttuosi fanno venir meno, improvvisamente, il sostentamento dei nostri cari. Nell’epoca del lockdown – prosegue il documento – e delle necessarie limitazioni alla mobilità non si è pensato neppure di introdurre una norma che consenta, ove compatibile con le esigenze degli uffici, il diritto al trasferimento presso altra sede di servizio». In un momento di crisi economica a causa della pandemia, come quello attuale, la categoria die magistrati onorari si sente tagliata fuori da ogni riconoscimento, da ogni diritto.

«Persino ai colleghi che vivono condizioni di grave disabilità si continua a negare il diritto di veder rimosse negli uffici le barriere, non solo architettoniche, che sono causa di odiosa discriminazione» è tra i punti lamentati dai giudici onorari. «Nel tempo del Pnrr e dell’afflusso di miliardi presi in prestito dall’Europa non un solo euro è stato destinato alla magistratura onoraria, ma si è preferito finanziare fantasiose e improvvisate strutture – denunciano i got – di operatività ancora incerta, privilegiando avventurose innovazioni che avrebbero meritato una più approfondita e coerente valutazione». E, per concludere, l’emendamento Cartabia: «Normativa – dicono i got – che avevamo atteso con trepidazione e speranza confidando che le pressanti sollecitazioni sovranazionali avrebbero infine trovato un approdo giusto e degno della nostra civiltà giuridica. Così invece non è stato».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).