23 milioni di accessi solo in Italia lo scorso anno, ma ora la “rivoluzione” di Uber sta per subire una brusca frenata. Prima le proteste dei tassisti, ora l’imminente decreto del ministero dei Trasporti che imporrà netti limiti agli Ncc.

Le restrizioni

Il CEO dell’azienda, Dara Khosrowshahi, aveva già espresso il suo dissenso al Corriere della Sera: “Mi sembra che i giorni più bui per chi vuole spostarsi da un punto ad un altro in Italia non saranno risolti. Il decreto imporrebbe agli Ncc di aspettare un’ora prima di prendere un passeggero, anche se l’autista è a pochi metri. Un tempo di attesa sproporzionato rispetto alla media delle altri città europee dove si aggira sui cinque minuti: + 1.100%”.

I prezzi oscurati

Un modo, secondo Khosrowshahi di proteggere e placare il piccolo ma “rumoroso gruppo di tassisti”, anche se “in tutto il mondo Uber e tassisti continuano a collaborare”. Il decreto costringerebbe inoltre Uber a ridurre la trasparenza dei prezzi: “Il cuore dell’esperienza di Uber è che quando si prenota una corsa si sa già l’importo che si andrà a pagare. Una buona regola anche per gli autisti, significa che possono prendere decisioni informate prima di accettare una corsa”. Oscurare il prezzo sarebbe un’anomalia. Dagli studi della compagnia emerge come il mercato Ncc e dei taxi in Italia possa diventare un settore da 6 miliardi di euro. Per questo l’azienda chiede una regolamentazione equa e aperta che avvantaggi la maggioranza delle persone.

Uber Italia: “Gli italiani meritano di più”

Sul tema è tornata anche Uber Italia con il General manager Lorenzo Pireddu. La compagnia cerca di attirare l’attenzione del pubblico
sfruttando spazi pubblicitari: “Forse tra qualche mese per prendere un Uber in Italia dovrete impiegare 60 minuti. Dopo le berline nere degli NCC abbiamo aperto il servizio anche ai taxi perché non siamo qui per dividere, ma per innovare. Da italiani ci siamo rassegnati a code infinite e a non trovare una corsa quando ci serve. Il nostro Governo sembra però non voler risolvere la situazione, ma addirittura andare nella direzione opposta a quello che serve ai cittadini. Gli italiani meritano di più. Meritano di vivere in città meno trafficate e con maggiori, non minori, opzioni di mobilità. La mia domanda, quindi, è molto semplice: dove vogliamo andare?”

Redazione

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