Il gruppo Wagner e la conquista dell’Africa: le mani di Prigozhin su 12 Stati e l’autonomia da Putin

L’ammutinamento dei mercenari del Wagner Group arrivati a 200 chilometri da Mosca ha dimostrato la forza sul campo di questi paramilitari creati e guidati da Evgeny Prigozhin. Il peso reale di questa compagnia di ventura è però addirittura superiore perché da anni il Wagner Group rappresenta ufficiosamente la politica estera di Mosca in Medioriente e soprattutto nel continente africano.

Stando ad alcuni studi americani il Wagner Group è presente in ben dodici stati africani con un enorme ventaglio di interessi. Si va dal commercio di minerali preziosi, all’addestramento degli eserciti locali fino al controllo degli apparati di sicurezza e della politica interna. I wagneriti sono da tempo i padroni della Repubblica Centrafricana dove agiscono da pretoriani del presidente Touadera e gestiscono le miniere d’oro di uno dei più poveri paesi al mondo.

In Sudan sono stati gli uomini di Prigozhin ad addestrate le Forze di Supporto Rapido di Hemeti che dal 15 aprile hanno scatenato una guerra civile contro i governativi, anche loro però armati dai russi. Altrettanto forte la presa sul Mali dove in meno di due anni il Wagner Group ha orchestrato due colpi di stato fino a mettere al potere un giovane capitano che ha cacciato i francesi da Bamako consegnando il suo paese ai rappresentanti di Mosca.

In Africa occidentale dopo il Mali sono caduti nel domino la Guinea ed il Burkina Faso, tutti componenti di quella che una volta si chiamava Francafrique e che grazie alla presenza di questi mercenari sta diventando una “Russiafrique”. Dopo il fallito golpe in Guinea Bissau, il Wagner Group ha da tempo messo gli occhi sulla Costa d’Avorio, la gemma più preziosa di quello che resta del dominio francese in Africa occidentale. Ma la compagnia privata di Prigozhin ha iniziato la sua penetrazione africana dalle coste della Libia, dove i legami con il generale Khalifa Haftar, vero leader della Cirenaica, sono forti e radicati.

Sono stati proprio i russi a bloccare la sua avanzata sulla capitale Tripoli per evitare lo scontro frontale con la Turchia, il padrino del pericolante governo con sede nella Tripolitania. Se in Libia, Mali, Centrafrica, Sudan e Burkina Faso è la forza militare che permette ai Wagner Group di dominare il paese, in Eritrea e Zimbabwe sono gli interessi economici che danno alla società di Prigozhin un ruolo chiave.

Uno sbocco sul Mar Rosso ed il controllo delle miniere sono il biglietto da visita del Wagner Group che ha creato società estrattive anche nella Repubblica Democratica del Congo ed in Madagascar, senza dimenticare la presenza in Sud Africa, il più importane stato del continente. Una mappatura articolata e costruita negli anni che ha saputo sfruttare la debolezza dell’occidente e la fragilità di molti governi che hanno visto nel Wagner Group la soluzione alla deriva jihadista come successo in Mali o in Burkina Faso. Mentre sembra che alcuni alti ufficiali wagneriti abbiano già lasciato il fronte ucraino per trasferirsi in Africa, resta da capire come il Cremlino riuscirà a gestire questo suo braccio ufficioso che negli anni è diventato un potere completamente autonomo con un giro d’affari miliardario.