Pandemia, guerra e inflazione
Il Long Covid dell’industria europea: l’Italia rallenta, l’Europa sprofonda
Nel mese di giugno la produzione industriale nei principali Paesi dell’area Euro ha continuato a manifestare una tendenza molto debole che è rivelatrice di una generale difficoltà delle economie a riprendersi dopo la pandemia e le sue conseguenze. Con, in più, l’aggravante di due fattori negativi come il perdurare della guerra russo-ucraina e l’inflazione che fatica a scendere dopo l’impennata dei prezzi del gas e delle materie prime. Le spese dei consumatori sono frenate dall’inflazione mentre gli scambi mondiali e intra-europei faticano a ritrovare una dinamica stabile come dimostra anche il crollo dell’import-export cinese di luglio.
A giugno la produzione industriale è diminuita rispetto al mese precedente in Germania (-1,3%) e in Francia (-0,9%). Il dato provvisorio della Spagna, secondo l’Eurostat, è anch’esso negativo (-0,9%). Fa eccezione l’Italia, con due mesi consecutivi di ripresa (+0,5% a giugno, dopo il +1,7% di maggio), che permette di recuperare parzialmente la battuta di arresto congiunturale di aprile (-2% su marzo).
Il livello di stagnazione industriale di due grandi economie come Germania e Francia è testimoniato dalla circostanza che, posto uguale a 100 l’indice di produzione industriale medio mensile dell’anno 2015, a giugno 2023 il livello produttivo tedesco è stato pari a 94,2 e quello francese a 98,8. Non solo. La produzione industriale in questi due Paesi è tuttora al di sotto anche dei livelli pre-Covid19 toccati nel dicembre 2019 (la Germania -3,6% e la Francia -2,5%).
L’Italia è messa meglio. Infatti, a giugno il nostro indice di produzione industriale destagionalizzato e corretto per il calendario è stato pari a 103, il che significa che, pur essendo in frenata, il nostro output industriale si mantiene del 3% sopra il livello medio mensile del 2015. Inoltre, grazie alla brillante ripresa avvenuta nel 2021, nonostante il rallentamento degli ultimi mesi, il nostro indice a giugno risultava dell’1,3% più alto di quello pre-pandemia del dicembre 2019. Va osservato che anche la produzione industriale della Spagna a giugno non aveva ancora raggiunto il livello del dicembre 2019 (-0,3%). Dunque, soltanto l’Italia, pur attraversando essa stessa una fase problematica, è l’unico grande Paese dell’area Euro ad aver recuperato e capace di mantenere livelli di produzione industriale superiori a quelli antecedenti la pandemia. Merito della competitività recuperata dal nostro Paese negli ultimi anni, grazie principalmente al Piano Industria 4.0, e della maggior flessibilità del nostro modello produttivo durante le interruzioni delle forniture globali.
In una fase di alti tassi di interesse e di domanda interna ed estera depressa come quella attuale le imprese tendono a ridurre significativamente le scorte e il circolante. Sta avvenendo un po’ ovunque. E tutto ciò alimenta un quadro involutivo che non facilita la ripresa mondiale ed europea, con le economie che non si erano sufficientemente rafforzate dopo il Covid e che presentano ancora settori in significativa sofferenza come l’auto tedesca e numerose produzioni delocalizzate in Asia.
Il grafico sopra è eloquente circa la debole situazione congiunturale dell’industria europea, a cui manca anche una chiara strategia industriale, specie di fronte alla sfida della decarbonizzazione, come evidenziato anche dal recente intervento di Antonio Gozzi sul “Riformista”. La crisi, perciò, può rapidamente trasformarsi da congiunturale in strutturale, vanificando anche gli sforzi di manifatture, come quella italiana, che hanno riguadagnato produttività, competitività e quote di mercato negli ultimi anni. Nella figura si può vedere chiaramente come la produzione industriale italiana, spinta dal Piano Industria 4.0, avesse preso a crescere più rapidamente perfino di quella tedesca già prima del dieselgate e della pandemia. Poi, dopo la fase più acuta del Covid19, l’industria italiana è anche quella che si è ripresa più rapidamente. Purtroppo, però, negli ultimi mesi anche in Italia è intervenuta una sensibile flessione dell’attività produttiva con riduzioni massicce delle scorte di magazzino. I nostri livelli produttivi si mantengono su valori indici più alti e migliori di quelli tedeschi e francesi ma sono anch’essi in flessione da metà 2022 in poi. Speriamo che i progressi degli ultimi due mesi non siano episodici e possano consolidare un profilo di recupero dell’industria italiana nel corso dell’estate. Che sarebbe frutto, peraltro, soltanto della forza intrinseca del nostro sistema produttivo e non certo di politiche industriali né a livello nazionale né a livello europeo, di cui non si vede l’ombra.
© Riproduzione riservata