Purtroppo ci ritroviamo a parlare della malagiustizia italiana, di quanti danni produce sulla pelle delle persone innocenti, sempre di fronte a un’assoluzione. Pochi sono quelli che riescono a denunciarne gli abusi, le storture, lo strapotere, mentre il danno sta avvenendo. Perché è vero che si è innocenti fino a sentenza definitiva, ma pubblicare le intercettazioni anche non rilevanti (come in questi giorni per i casi di Genova o Santa Marinella), e marciare sulle notizie di reato, fa comodo a tutti. Tranne a chi ne è vittima. E poi c’è il motivo più grande: nessuno in questo Paese vuole mettersi contro i magistrati. Proprio perché il loro potere è sconfinato, e quando sbagliano non pagano quasi mai. E anche attraverso il sistema delle correnti, se vogliono fare una vittima, ci possono riuscire ovunque. E la politica, unico potere che avrebbe la possibilità di limitare queste storture, se ne guarda bene dal farlo. Proprio per non diventarne a sua volta vittima. Però poi sono tutti bravi, le belle anime, a farsi paladini di garantismo di fronte a un’assoluzione. Senza contare che però nel frattempo sono passati anni, soldi, speranze, e un processo che è esso stesso la pena. E che nessun risarcimento ripaga una vita distrutta. Ingiustamente. Per mano di chi, appunto, abusa del suo potere. Senza pagare.

Oggi è la volta di Mario Rossetti, l’ex dirigente Fastweb, che nel 2015 è stato assolto dall’accusa di maxi-truffa. È notizia di ieri, riportata da Massimo Malpica sul Giornale, che solo oggi, finalmente, ha avuto il suo risarcimento: 80 mila euro. E nient’altro. Mario Rossetti, da innocente, una notte fu svegliato dalla guardia di finanza e portato in caserma, poi a San Vittore, e poi a Rebibbia. Cento giorni di carcere. Poi otto mesi ai domiciliari. In tutto 366 giorni in custodia cautelare. Prima di un processo. Senza che vi fossero le esigenze cautelari. Rito ambrosiano. Se parli ti rilascio. Ma Rossetti non aveva niente da dire, perché niente sapeva, e perché non aveva commesso il reato.Una delle più grandi truffe mai scoperte”, disse il giorno del suo arresto l’allora procuratore anti-mafia Pietro Grasso. Anche lui fece carriera, nel Pd e nelle istituzioni. Mentre a Rossetti veniva rovinata la vita per sempre.

Sette anni di processo e 150 udienze. E sono pure poche considerando ad esempio che per i Riva e Nichi Vendola dopo 10 anni e 300 udienze per il caso Ilva inizierà solo nel 2024 il secondo grado. Rossetti fu assolto in primo grado. Ma ovviamente la procura fece appello. Dove fu assolto definitivamente nel 2015. E scrisse un libro “io non avevo un avvocato”. Ce ne sono voluti altri 7 per avere il risarcimento. Ribadendo la mancanza di qualsiasi profilo di colpa, e sottolineando le due assoluzioni incassate, e la totale inconsistenza delle accuse, i giudici romani nella decisione odierna scrivono che a rendere “verosimilmente molto più pesante la custodia sofferta” siano state ”la notevole rilevanza mediatica della vicenda”, ”la presenza di procedimenti cautelari che bloccarono l’intero patrimonio” e ”la presenza di una famiglia con tre bambini piccoli”. Tutto questo per avere 80 mila euro. Che non servono neppure per pagare le spese legali. Che comunque Rossetti, come qualunque altro cittadino innocente, non dovrebbe pagare. Perché se la giustizia sbaglia, e ti rovina anche la vita, le spese legali deve comunque pagarle l’indagato?

“Ho fatto 4 mesi di carcere e 8 mesi agli arresti domiciliari. Mi hanno sequestrato tutti i beni e siamo riusciti a fare la spesa grazie all’aiuto degli amici che ci hanno mantenuto,“ ha dichiarato Rossetti. C’è qualcosa che non va in tutto questo, e ce lo ripetiamo ogni volta, senza però che, almeno da 30 anni, cioè dal famoso caso Tortora che tutti ricordano come se oggi non accadesse più, le cose siano cambiate. “Ho fatto la fine di quei 30 mila italiani in custodia cautelare, 15 mila dei quali, in attesa di giudizio, e buona parte, come me, che saranno poi assolti al processo”, ha detto Rossetti. E pure con qualunque legislatura, di ogni colore, anziché depenalizzare, ridurre le possibilità di custodia cautelare, e il potere dei magistrati sottoponendoli a responsabilità diretta, ogni governo aumenta le pene, la possibilità di intercettare, e di andare in galera.

Sta accadendo anche ora. E non solo nelle aule del parlamento, e in quelle dei tribunali. Anche nel dibattito pubblico. Non è normale che intercettazioni non rilevanti, come abbiamo detto per i casi di Genova e Santa Marinella, finiscano sulle prime pagine del più importante quotidiano d’Italia, in evidente violazione della legge. E nessuno dica niente. E poi al prossimo tentativo di riforma per limitarne la pubblicazione, Andrea Orlando e l’Anm dicano che sono già vietate. Come non è normale quello che la procura di Torino sta facendo all’ex senatore del Pd Stefano Esposito, intercettato 500 volte senza chiedere il permesso al Parlamento, e dopo Il Riformista anche Il Foglio a raccontarlo. Come non è normale quello che il Pd ha fatto all’europarlamentare Andrea Cozzolino. Sbattuto fuori dal partito per decisione di Enrico Letta e la sua commissione di garanzia, solo perché il suo nome era finito sui giornali nel Qatar gate, ancora prima di essere indagato. Messo alla gogna, preventivamente, dal suo stesso partito, nel tentativo di scaricare lui per salvare la ditta. Poi Elly Schlein fa un tweet al prossimo anniversario dell’assoluzione di Enzo Tortora. Mario Rossetti evidentemente non sa neanche chi è. Chissà se almeno i magistrati se lo ricorderanno.