I mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale (Cpi) nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant hanno diviso il mondo, e in particolare i paesi europei.
Se infatti diversi paesi arabi ne hanno chiesta l’immediata applicazione, il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha contestato i mandati di arresto. Il provvedimento è stato condannato anche dal presidente Joe Biden, da cui è stato definito “oltraggioso”. “Voglio essere chiaro ancora una volta: non esiste alcuna equivalenza tra Israele e Hamas. Nessuna. Noi rimarremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla loro sicurezza”. Diversa invece è la posizione dei paesi europei.
L’Irlanda ha fatto sapere che rispetterà la Corte penale e i suoi mandati d’arresto. Più prudente è stata l’Italia, mentre il premier ungherese Viktor Orbán ha annunciato che inviterà l’omologo israeliano a Budapest malgrado il mandato emesso dalla Corte. “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione”, ha spiegato Orbán che ha garantito: “La sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto”.
Per l’Unione europea quindi questa decisione del Cpi rischia di essere un nuovo motivo di divisione. I mandati di arresto di fatto “sollevano anche la questione di come i funzionari europei dovrebbero interagire con loro in Israele o al di fuori del proprio territorio”. È quanto afferma Anthony Dworkin, Senior Policy Fellow, che ci ha confidato come questa sia “la prima volta che la Corte ha emesso un mandato per il capo del governo di un importante alleato occidentale e rappresenta il passo più drammatico finora nel coinvolgimento della Corte nel conflitto tra Israele e Hamas. I mandati di arresto significano che tutti gli stati membri della Cpi (inclusi tutti gli stati membri dell’UE) sono obbligati ad arrestare gli individui interessati se entrano nel territorio degli stati”, spiega l’esperto.
Il mandato di arresto contro Netanyahu “porterà – prosegue Dworkin – un’intensa attenzione politica sulla Cpi. In quanto sostenitori storici della Corte e dello stato di diritto internazionale, i paesi europei dovrebbero chiarire che sostengono pienamente la Corte come organo giudiziario indipendente. Devono confermare che eseguiranno i mandati di arresto se uno degli individui interessati entrerà nel loro territorio. E devono evitare qualsiasi dichiarazione che indebolisca la Corte o ne metta in dubbio la legittimità, in particolare dopo il forte sostegno europeo al mandato di arresto della Cpi del marzo 2023 contro il presidente russo Vladimir Putin”.
Per Dworkin “l’UE dovrebbe prepararsi a un attacco degli Stati Uniti alla Cpi e resistere a qualsiasi pressione da parte degli Usa affinché recidano i propri legami e il proprio sostegno alla corte”. La Camera preliminare della corte ha ritenuto che vi fossero fondati motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant fossero responsabili di crimini di guerra. “Il mandato di arresto contro Netanyahu porterà un’intensa attenzione politica sulla Cpi. In quanto sostenitori storici della corte e dello stato di diritto internazionale, i paesi europei dovrebbero chiarire che sostengono pienamente la corte come organo giudiziario indipendente o meno. Devono evitare qualsiasi dichiarazione che indebolisca la corte o ne metta in dubbio la legittimità, in particolare dopo il forte sostegno europeo al mandato di arresto della Cpi del marzo 2023 contro il presidente russo Vladimir Putin”, spiega Dworkin.
È probabile che la mossa della Cpi generi intense critiche e misure da parte del presidente degli Stati Uniti in arrivo Donald Trump. Nel suo primo mandato, Trump ha emesso sanzioni contro i funzionari della Corte dopo che ha affermato di aver indagato sulle azioni degli Stati Uniti in Afghanistan e la sua amministrazione ha anche affermato che avrebbe “precisato le conseguenze” se la Cpi avesse indagato sui crimini di guerra a Gaza.Dworkin (Senior Policy Fellow): «Questa è la prima volta che la Corte ha emesso un mandato per il capo del governo alleato. Ed è il passo più drammatico»