Alzarsi una mattina e scoprire che il vero leader riformista l’Italia ce l’ha in casa. Anzi la leader. Una insospettabile. Nonché una donna da sempre sul libro nero, se non altro per motivi di dna. Il nome è Marina. Il cognome è sempre quello: i Berlusconi. Le sue parole sembrano uno scherzo dell’intelligenza artificiale. E invece è la sua intervista al Corriere della Sera. Un manifesto politico che è impossibile non sottoscrivere. Ossigeno puro per i polmoni asfittici di chiunque in Italia ambisca a proclamarsi riformista e che quindi è rassegnato a vivere mendicando ossigeno. La primogenita ha stilato un vero e proprio programma politico.

La preoccupazione per le pulsioni di estrema destra che stanno attraversando l’Europa. La fatica dell’Occidente a difendere i propri valori: «L’Occidente sta vivendo una terribile crisi d’identità. Guardi a quel che succede nelle piazze, nelle università… Si protesta a favore di Hamas, ma dietro si legge un disprezzo profondo verso l’Occidente. Guardi a quella sorta di malattia autoimmune chiamata cancel culture, secondo cui tutto quello che la nostra civiltà ha costruito è da buttare. Cosa c’è di più preoccupante di una grande cultura che rinnega sé stessa?». La crescente affermazione di quel che lei definisce «un inquietante fronte antioccidentale, dalla Russia alla Cina».

La preoccupazione per le prossime elezioni negli Stati Uniti d’America. Ma non si è limitata a discorsi alati con la pretesa di essere una maître à penser. No. Si è sporcata le mani con le miserie di casa nostra. Con sguardo ampio e scevro da provincialismi. Ha liquidato in poche parole la solita sindrome da dittatura che si affaccia ogni qual volta governi il centrodestra (lei ne sa qualcosa): «Io quest’emergenza democratica proprio non la vedo. Questo governo ha sempre rispettato pienamente le regole della democrazia e in politica estera ha mantenuto la barra dritta su posizioni europeiste e filoatlantiche».

Ma poi ha ricordato, vivaddio, che cosa significhi realmente essere liberali. «Poi, per carità, ci sono anche temi su cui si può essere più o meno d’accordo. Personalmente, ad esempio, sui diritti civili. Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà». Il superamento di destra e sinistra. Il superamento del Novecento. Il riformismo è innanzitutto buon senso.

Perché mai da noi essere di destra debba significare voler vivere nell’oscurantismo? È un tema mai affrontato. Ci voleva Marina Berlusconi. Che ci ha fatto tornare in mente un racconto di Michele Fusco. Quando lui e Minzolini andarono alla residenza romana del Cavaliere. E tra le altre cose gli chiesero cosa pensasse dei suoi due figli più grandi. Rispose così: «Marina è il miglior dirigente con la gonna che Fininvest potesse avere». E Piersilvio? Un breve silenzio. E poi: «Dudi è simpatico».