Il conflitto in Ucraina e gli orrori della guerra
Il massacro russo e l’ambiguità di Serbia e Ungheria: così si rischia di confondere vittime e carnefici
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin è stato per molti governanti europei un fulmine a ciel sereno, sicuramente non lo è stato per gli Usa che hanno informazioni di prima mano su quello che lo zar di tutte le Russie (almeno è quello che lui crede di essere) Vladimir Putin aveva intenzione di fare. I massacri di Bucha, Mariupol e di tante altre cittadine come l’ultima a Kramatorsk avvenuta ieri e i massacri che verranno per chi come me ha memoria storica dei fatti recenti ci ricordano e portano in mente le immagini di Grozny ed Aleppo. Bombardamenti a catena ed indiscriminati, distruzione delle città e per quanto riguarda Grozny uccisione di civili, stupri e violenze di ogni genere.
Ricordo un video su YouTube che mostrava due soldati russi intenti ad interrogare una famiglia fatta di madre, padre e figlia, ad un tratto uno dei due soldati russi spara al padre e prende la figlia per i capelli ed insieme all’altro la portano in un capanno per consumare la violenza. Tanti di questi casi scopriremo nei prossimi mesi ed anni. Si dice che la violenza è perpetrata anche dall’altra parte e cioè dagli ucraini. Vero, ed è un fatto oggettivo che in guerra le violenze sono fatte da entrambi i paesi belligeranti, ma come non ricordare le immagini di una Kiev uscita da poco dalle festività natalizie, poiché il Natale ortodosso è il 7 gennaio, simile alle nostre giornate con bambini festanti e donne intente a fare shopping. Come non ricordare le immagini dei tanti profughi, bambini con giocattoli e cagnolini al seguito intenti a trovare un posto sui treni della salvezza. Confondere aggredito ed aggressore è una grave, falsa e deviante mistificazione.
Chi di noi non resisterebbe in tutti i modi possibili alla distruzione della propria casa, dei propri affetti, della propria vita con la violenza e la determinazione più netta? Il tema è davvero uno solo e non se gli ucraini debbano reagire o ritirarsi e consegnare tutto il paese nelle mani dei russi. Quanto siamo disposti a credere nei valori di democrazia e libertà a cui ci siamo abituati dal dopoguerra ad oggi grazie all’intervento dei nostri alleati? Prima ci hanno salvato dai nazifascisti e poi successivamente dai cupi grigi e tristi tempi della Russia comunista. Perfino Berlinguer, capo dei comunisti occidentali ed italiani, in particolare riconobbe di sentirsi più sicuro in occidente. Ho vissuto per 20 anni tra Serbia ed Italia e per un periodo della mia vita sono stato console onorario di Serbia a Napoli. Vedevo un paese in crescita e tanta voglia di vivere perché finalmente si erano affacciati in occidente, erano finiti i regimi oppressivi di Milosevic e dei suoi adepti, e i giovani hanno conosciuto subito lo stile occidentale e la democrazia. Oggi vedo, da parte di paesi come la Serbia, l’Ungheria ed altri della costellazione balcanica, una certa ambiguità.
Un dato su tutti: oltre 300 aziende russe aperte a Belgrado per aggirare l’embargo in poco più di 30 giorni. Ecco, questi paesi se hanno voglia davvero di entrare o di restare in Europa devono assolutamente sposare la linea comune e ferma di interruzione dei rapporti con Mosca perché il rischio sarà quello di un nuovo ordine mondiale più spostato verso la triste e cupa dittatura oligarca dello zar anziché la bella libera e democratica Europa che due grandi italiani come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi descrissero nel manifesto di Ventotene dal titolo “Per una Europa libera e Unita”. Se non vogliamo tradire lo spirito di Ventotene dobbiamo mettere paletti più severi ed essere meno tolleranti nei confronti di coloro che già fanno parte dell’UE o aspirano ad entrare in un prossimo futuro.
© Riproduzione riservata