“Ad augusta per angusta”
Il “mistero” dei tatuaggi di Matteo Messina Denaro: la data e le frasi criptiche del superlatitante

Secondo quanto riportato da Repubblica almeno tre i tatuaggi sul corpo di Matteo Messina Denaro. Il superlatitante di Cosa Nostra, in fuga da trent’anni, arrestato lunedì mattina presso la clinica La Maddalena di Palermo, nel quartiere San Lorenzo, è stato trasportato presso il carcere di massima sicurezza dell’Aquila, le Costarelle. È tutto un mistero, tutto un personaggio da scoprire questo Superboss, l’ultimo padrino della Mafia stragista. Da quando è stato arrestato si scrive e si ragiona di ogni dettaglio, ogni indiscrezione sulla cattura.
Secondo quanto riportano i media Messina Denaro si è presentato in forma, nonostante il tumore al colon dal quale si starebbe curando ormai da tempo – la chemioterapia dovrebbe essergli garantita in una stanza apposita nell’istituto penitenziario – avrebbe un fisico palestrato. E un atteggiamento ironico. “Fino a stanotte ero incensurato poi non so che è successo”, avrebbe detto agli agenti del Gruppo Operativo Mobile. “Non ho mai avuto una residenza”.
Di ieri mattina la notizia della scoperta del “covo”, la casa dove si nascondeva a Campobello di Mazara, ad appena otto chilometri dal paese dov’era nato, Castelvetrano in provincia di Trapani. Si è scritto che nell’appartamento sono stati ritrovati accessori, indumenti, scarpe di lusso. E preservativi e viagra oltre ad altri farmaci. I magistrati starebbero cercando di capire anche se abbia convissuto o abbia avuto compagnie femminili. A Le Costarelle è stato posto in isolamento nella sua cella di quattro metri per tre. Ed è trapelato dal quotidiano il dettaglio – c’è già chi li definisce “mistero” – dei tatuaggi.
Sul braccio sinistro c’è una data: 8 ottobre 1981, disegnata con numeri romani. Ci sono poi due scritte. La prima: “Tra le selvagge tigri”. La seconda “Ad augusta per angusta”. Se di mistero si vuole parlare, è soprattutto per quella data. Ancora indecifrabile. Forse una coincidenza che nel 1981 sia esplosa la Seconda Guerra di Mafia interna a Cosa Nostra tra il clan in ascesa dei Corleonesi e le famiglie palermitane di Inzerillo e Bontate. Una guerra scoppiata dopo l’assassinio di Stefano Bontate il 23 aprile 1981.
Oltre un migliaio di morti fino al 1984. Ad avere la meglio i corleonesi di Totò Riina. Francesco “don Ciccio” Messina Denaro, padre di Matteo e capofamiglia di Castelvetrano, era suo alleato. Non è detto che sia qualche collegamento diretto con quell’8 ottobre 1981 tatuato sul braccio del superlatitante appena arrestato. Soltanto il giorno dopo, il 9 ottobre, 1981 passò alla storia come il “venerdì nero di Palermo”: cinque omicidi in un giorno. Quella data potrebbe avere a che fare anche solo con un avvenimento personale nella vita del boss.
Non meno criptica la frase: “Tra le selvagge tigri”. E infine la citazione: “Ad augusta per angusta”, come si legge su Treccani “motto gentilizio del margravio Ernesto di Brandeburgo menzionato da Victor Hugo nel IV atto dell’Ernani come parola d’ordine dei congiurati contro Carlo V; l’espressione è talvolta presente nell’uso comune per significare che i grandi risultati si raggiungono solo superando difficoltà d’ogni genere”.
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