Cina: Coronavirus militarizzato? Il generale medico virologo Chen Wei guida l’Academy of Military Medical Sciences, istituto affiliato all’Esercito popolare di liberazione. A metà gennaio, alcuni giorni prima del lockdown, insieme ad un team di esperti scienziati militari si sono presentati al Wuhan Institute of Virology assumendo la direzione del laboratorio con il più alto livello di sicurezza: un commissariamento manu militari. Chen Wei è famosa biologa ma anche alto membro della nomenclatura: nel 2018 è stata nominata a far parte della Conferenza consultiva del popolo cinese, il principale organo di consulenza del paese. Recentemente il generale medico ha ricevuto l’approvazione per avviare studi clinici sul vaccino, conduce test in collaborazione con la società di biotecnologia CanSino Biologics quotata ad Hong Kong.

Un intreccio tra il settore farmaceutico privato e quello militare che non stupisce: molteplici gli incroci tra il Coronavirus made in China e le attività militari. All’interno del Wuhan Institute of Virology gli uomini dell’esercito sono sempre stati presenti: nell’organigramma risulta il Military Management Office del Science and Technology Development Department. Inoltre, dopo che la Cina ha diffuso il genoma del Covid-19 si è notato come era compatibile al novanta per cento con quello dei pipistrelli di Zhoushan della provincia di Zhejang pubblicato dall’Institute di Military Medicine di Nanjing nel gennaio del 2018.

Il militarizzato Wuhan Institute of Virology sembra essere diventato il perno scientifico del Covid-19 e del suo vaccino: non solo la CanSino Biologics, ma un‘altra casa farmaceutica cinese, la China National Pharmaceutical Group (Sinopharm), si avvale della collaborazione scientifica del istituto di ricerca ed è già passata alla fase di sperimentazione due-per lo sviluppo del vaccino, quello sugli esseri umani. A questo punto, considerando il vasto curriculum di pubblicazioni medico-scientifiche riguardanti il Coronavirus firmate da ricercatori dell’istituto di Wuhan, l’attenzione da parte delle case farmaceutiche cinesi che cercano il vaccino, le interferenze della struttura militare nella guida del laboratorio incriminato, mi sembra legittimo porsi alcune domande in merito alle attività svolte all’interno dell’Wuhan Institute of Virology. Alla vicenda si aggiungono altri interrogativi: è corretto affermare che Huang Yanling ricercatrice nel laboratorio Special Pathogens and Biosafety del Wuhan Institute of Virology è stata una delle prime persone contagiate dal Coronavirus?

E che ogni prova della sua collaborazione all’interno del laboratorio è stata cancellate? Anche se non si può negare che la giovane ricercatrice da anni collaborasse con l’Istituto: è cofirmataria di una pubblicazione medico-scientifica del 2015 in cui, insieme ad altri studiosi, risultava lavorare all’interno del famoso laboratorio di Biosafety. Il primo articolo pubblicato su il Riformista riguardante il laboratorio risale al 31 gennaio. In tre mesi è stata fatta tanta strada, l’argomento non è più una disquisizione per pochi ma ha assunto un importante significato politico. Anzi, di arma da utilizzare nell’inevitabile e previsto scontro tra Cina e Stati Uniti. E anche di scontro interno: Donald Trump ha più volte ipotizzato che il Covid-19 fosse stato prodotto all’interno di uno dei laboratori del Wuhan Institute of Virology: «Lì deve essere successo qualcosa di terribile. Può essere un errore, qualcosa si è sviluppato inavvertitamente, oppure qualcuno lo ha fatto di proposito».

Della stessa opinione il segretario Mike Pompeo: «Ci sono numerose prove sul fatto che il coronavirus arrivi dal laboratorio di virologia di Wuhan». L’intelligence americana ha gettato acqua sul fuoco: il Coronavirus non è stato «creato dall’uomo né geneticamente modificato», però ha fatto sapere che continuerà ad indagare sulle origini della pandemia per verificare se siano legate al «contatto con animali infetti o se è stato il risultato di un incidente nel laboratorio di Wuhan». Anthony Fauci, virologo, capo della task-force anti Covid della Casa Bianca in un’intervista rilasciata al National Geographic ha dichiarato che il virus non è stato creato in laboratorio in Cina. La diatriba scientifica dirada parzialmente la nebbia che ancora avvolge molte questioni che riguardano la gestione del laboratorio di Wuhan.