«Ora la città ha bisogno di un sindaco capace di interloquire con Governo e Regione, che sappia dialogare e che sia un punto di riferimento all’interno del panorama politico nazionale. Tra le priorità del prossimo coinquilino di Palazzo San Giacomo ci dovranno essere senz’altro le periferie. Immagino un grande piano di rilancio in collaborazione con le università»: Edoardo Cosenza, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, mette a fuoco le criticità e i progetti della città che si appresta a eleggere il nuovo sindaco.

Presidente, oggi Napoli che città è?
«È il luogo dove si incontrano genialità e ignoranza. Napoli è la sede di tutte le contraddizioni, è il posto nel quale convivono geni e ciarlatani. È sempre stata così, è la sua natura. Napoli ha due facce: da un lato è la città dove viene costruita la Apple Accademy, dall’altro è quella degli scippi e della criminalità».

Napoli si prepara a salutare il sindaco uscente Luigi de Magistris: qual è stato l’errore principale della sua amministrazione?
«Il suo limite più grande è stato quello di non essere un politico né di destra né di sinistra, motivo per il quale non ha mai avuto un supporto dalla politica regionale e nazionale. Questa condizione gli ha impedito di beneficiare di aiuti governativi e di una legge speciale oltre che dei fondi europei che transitavano in Campania. Nel corso di questa amministrazione è mancato un vero collegamento politico con gli altri livelli istituzionali e questo ha pesato sulla città».

Infatti oggi troviamo una città “fragile” che ogni giorno perde un pezzo. La Galleria Vittoria è solo l’ultimo esempio di una città preda dell’incuria.
«Il problema principale è che non ci sono fondi, il Comune di Napoli annaspa tra i debiti e in questa condizione è impossibile fare progetti o garantire la manutenzione ordinaria delle opere che già esistono. Oltre il problema finanziario c’è senz’altro quello legato al personale. Bisognerebbe riorganizzazione gli uffici tecnici: le risorse umane ci sono, va rivista la tempistica degli interventi che vengono effettuati sempre in emergenza, quando ormai è successo il fatto. Questa è una colpa che ha radici antiche».

Però ora la città si appresta a cambiare. In primavera ci saranno le elezioni comunali: che tipo di sindaco immagina per Napoli?
«Napoli ha bisogno di una personalità carismatica e autorevole che sia un riferimento nazionale. Il prossimo sindaco dovrà essere capace di dialogare con Governo e Regione: è un requisito essenziale perché Napoli ha bisogno delle risorse regionali e nazionali, senza quei fondi non può risalire».

Tra i possibili candidati a sindaco ci sono i nomi del pm Catello Maresca, dell’ex sindaco Antonio Bassolino e di Alessandra Clemente. Che opinione ha di loro?
«Credo che Maresca sia una persona seria, di gran livello e con una forte personalità. Certo, non ha un’esperienza politica ma potrà farla tranquillamente. È un buon nome per la città e con una squadra competente potrà fare senz’altro bene. Bassolino, al contrario, ha una grandissima esperienza alle spalle, ma credo che non sarà il candidato del centrosinistra. Alessandra Clemente è capace, ma credo che sconterà il fatto di appartenere all’amministrazione di de Magistris: sulla sua candidatura peserà l’idea che i cittadini si sono fatti del sindaco. A ogni modo, ciò che conta è che chi verrà ad amministrare la città sia in grado di creare una squadra competente perché da soli è impossibile gestire Napoli».

Quale dovrebbe essere la priorità del prossimo sindaco?
«Senz’altro pretendere una legge speciale per Napoli. Serve un provvedimento ad hoc che azzeri il debito del Comune, un “regalo” da parte del Governo per ripartire. È stata concessa a Roma, quando hanno portato a zero i suoi debiti, ora si deve fare per Napoli. Non credo ci sia un’altra soluzione possibile: o si chiede immediatamente una legge speciale o il prossimo sindaco dovrà dichiarare il dissesto, il che comporterebbe lo stop della macchina amministrativa».

Qual è, invece, il primo intervento concreto che dovrà mettere in atto?
«Un grande piano di rilancio per le periferie. Penso a Napoli Est, il polo tecnologico di San Giovanni a Teduccio è un esempio virtuoso di rilancio di una zona periferica. Sarebbe indispensabile la realizzazione del Polo Agritech nell’ex Manifattura Tabacchi: l’intenzione è di inserire il progetto tra quelli del Recovery Fund e portarlo a termine vorrebbe dire costruire un volano di sviluppo straordinario. In questo senso credo che Comune e Regione debbano appoggiarsi alle università. La Federico II ha fatto un ottimo lavoro con l’Apple Accademy e con la sede di Scampia che aprirà tra poco e ospiterà la facoltà di Medicina. Bisogna azzerare l’idea di avere un centro e poi periferie ridotti a dormitori. Occorre trasferire funzioni importanti come l’università nelle periferie. Poi c’è da risistemare la rete fognaria e i servizi essenziali che, in alcune zone della città come Soccavo o Pianura, versano in condizioni molto critiche e presentano impianti datati e poco funzionali».

Per Bagnoli, invece, che idea ha?
«Credo sia folle l’idea di spendere tanti soldi per togliere la colmata a mare, quando lì sta benissimo ed è funzionale allo sviluppo di un progetto. Servirebbe una legge che smentisca quella attuale che invece impone di abolire la colmata. Le città hanno sempre avuto questo tipo di costruzione urbanistica, le colmate a mare sono tipiche dello sviluppo delle città costiere. Bagnoli ha uno spazio talmente vasto che si potrebbe pensare di costruire un ospedale, con un parco intorno. Penso comunque a strutture con funzioni sociali da collocare nella parte l’interna, mentre la zona più vicina al litorale potrebbe diventare un enorme polo turistico. Sarebbe la passeggiata più bella del mondo».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.