Il vento freddo del Nord che è venuto a sferzare la Capitale ieri sembrava fare da quinta teatrale a una cerimonia effettivamente nordeuropea. Perché a Roma è andata in scena la normalità, qualcosa a cui i romani non sono abituati.
Il cantiere di piazza Pia, la nuova pedonalizzazione che riunisce via della Conciliazione a Castel Sant’Angelo, con la realizzazione del sottopasso di scorrimento veloce, segna il “miracolo civile”, come lo ha chiamato la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Perché l’opera, di cui era stata prevista la consegna il 23 dicembre, è stata consegnata il 23 dicembre.

Ed è una prima volta che entrerà nei libri di storia. Il cantiere ha rispettato i tempi di realizzazione, ha visto inaugurare piazza e sottopasso esattamente come era previsto e come erano stati progettati, non ha visto ricorsi e interpelli, non ha contato su grane giudiziarie, non ha subìto incidenti sul lavoro, né rallentamenti, né scioperi. Il miracolo civile, subito ribattezzato modello-Giubileo, rinnova il modello-Genova sul nuovo ponte. Mette insieme l’amministrazione Pd di Roma, il centrodestra al governo in Regione Lazio e quello al Governo. Tutti sodddisfatti, ieri: dagli assessori progressisti della giunta Gualtieri al ministro Matteo Salvini, dall’Arcivescovo, Mons. Rino Fisichella alla premier Meloni. Quella loro foto sorridente è la dimostrazione plastica che si può fare. Si possono iniziare e finire opere importanti in pochi mesi, anche in Italia. Anche a Roma. Con il concorso di tutti e per il beneficio della platea più ampia, da qui al futuro.

Merito anche degli operai di Anas, certo: e Meloni li ringrazia. Ma soprattutto del metodo, quel ‘Metodo Giubileo’ – ben 16 riunioni della cabina di regia presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano – che la presidente del Consiglio rivendica e mostra come segnale di unità del Paese. Di ottimismo: «Le cose in Italia si possono fare bene e velocemente, la pubblica amministrazione quando vuole può stupire. In questi due anni abbiamo lavorato tutti per fare in modo che la Città Eterna fosse all’altezza del compito e dell’aspettativa». Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, fresco di assoluzione nel processo Open Arms, esordisce lodando «l’integrazione vera degli operai italiani e stranieri che qui hanno lavorato assieme». Ma poi suona la carica: «Questa è la risposta a chi vorrebbe che in Italia non si facesse mai nulla: se le forze politiche, sociali e sindacali remano nella stessa direzione l’Italia non prende lezioni da nessuno». E poi, naturalmente, è anche il momento della soddisfazione per il sindaco-commissario dem Roberto Gualtieri che saluta con un «Benvenuti a Piazza Pia: ci credevano in pochi ma ce l’abbiamo fatta».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.