E poi taglio delle pensioni ai parlamentari, riduzione del numero, proposte di introduzione del vincolo di mandato, e, ancora, silenzio assoluto sui soprusi della magistratura che distribuisce segreti ai giornali allo scopo di sputtanare persone o gruppi, e silenzio assoluto anche sugli scandali che comunque esplodono, come il caso Palamara, o anche, più semplicemente, il caso Casaleggio-Moby, anche se Casaleggio non è direttamente un esponente della magistratura ma solo un membro onorario, e silenzio anche sul processo siciliano che sta dimostrando che un pezzo molto grande della magistratura palermitana ha fatto carne di porco dell’eredità di Falcone e ha favorito il depistaggio delle inchieste sull’uccisione di Borsellino.

Tutto questo con l’appoggio compatto – granitico- di Tv, giornali e intellettualità. E con la fine della vecchia categoria della critica, intendo dire della critica politica. La quale è stata ridimensionata, ridotta a polemichetta o gossip, e viene usata non per creare idee e discussione, ma per linciare, un po’ alla buona, qualche avversario politico: mai per mettere in discussione il senso comune, o addirittura i poteri. E mai e poi mai, comunque – per abitudine, per giuramento e forse anche per legge – per porre in discussione il potere assoluto della magistratura.

Come si chiama tutto questo che ho provato a descrivere a larghi tratti, ma in modo assolutamente incompleto? Regime. Si chiama così. Il regime è la situazione politica nella quale il potere si assesta, e stabilisce l’etica pubblica, e la impone, in assenza di opposizione o comunque in assenza di legittimità dell’opposizione. Qui siamo noi, oggi.

Per questo io non capisco bene le tante analisi sui motivi della caduta dei grillini. La mancanza di esperienza, o di tattiche, o di idee, o di progetti, o di capacità di governo, o di strategia delle alleanze. Tutto vero, certo, ma anche molto marginale. La caduta dei grillini è dovuta alla loro vittoria. Hanno piantato la bandiera loro sul Palazzo e sulla piazza e ora non servono più. Tutto qui. Scompaiono per eccesso di vittoria. Cercate il grillismo? Ne potete trovare quanto ne volete nel Pd, nella Lega, nei Fratelli d’Italia, in Leu, e ne potete trovare persino nell’Italia Viva di Renzi. E poi nelle università, a Saxa Rubra, a via Solferino, da Cairo o a Mediaset, dovunque si decide e si creano o si controllano le opinioni.

È possibile una reazione? Sì, ma bisogna convincersi che non si combatte il grillismo con le aspirine. Occorre una rivolta morale. Occorre l’intellighenzia, la politica, l’informazione. C’è qualcuno disposto – come dicevamo da bambini – a mettere il dito qui sotto? Conto: uno, due, dieci, quindici…Ok: qualcun altro?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.