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Conte dimentica il "Tele5Stelle"
Il neoministro Giuli studia da sindaco di Roma. Nomine Rai, ecco i nomi (Sangiuliano si defila). Presidenza Coni: altro anno per Malagò, poi Pancalli
Giuli al Mic studia da sindaco di Roma. Le dimissioni del ministro Sangiuliano rischiano di provocare una slavina nel governo, finora soltanto tamponata. L’arrivo di Alessandro Giuli (pochi sanno che il neo ministro negli anni ‘90 fu allievo di Gian Franco Lami, studioso massimo di Julius Evola ed Eric Voegelin) rischia di essere soltanto l’antipasto di ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi. Ma anche per Alessandro Giuli la poltrona ministeriale potrebbe essere soltanto transitoria. Per lui, negli ambienti che contano della destra capitolina, già si parla di una futura candidatura a sindaco di Roma. Insomma, se nelle scorse settimane erano riprese a circolare voci sul ministro dello sport Abodi e sul “gabbiano” Rampelli, per il Campidoglio del futuro ora il favorito è proprio Alessandro Giuli. Purché non commetta troppi errori. Dal Mic, intanto, potrà già cominciare a studiare da sindaco. I dossier del Ministero della Cultura si intrecciano fortemente con quelli di Roma Capitale. A cominciare da quello del Giubileo.
Rai, Conte dimentica il “Tele5Stelle”
“Noi non siamo stati mai gli utili idioti di nessuno, nessuno si aspetti i nostri voti” sui vertici Rai. “Se portano presidenti indipendenti e autorevoli potremmo starci, se presentano loro sodali non ci siamo”. Così il leader del M5S Giuseppe Conte intervenendo alla festa de ‘Il Fatto Quotidiano’, non certo parole a caso ma una vera e propria apertura. “A me l’ipocrisia non piace. Qual è il problema della Rai? Nel 2016 Renzi ha fatto una legge che attribuisce al Governo il potere di nominare i vertici della Rai. Meloni ha vinto, non ci sono stati brogli, Meloni ha vinto e ha nominato i vertici. TeleMeloni ma prima era TelePd, non era meglio (Conte però dimentica Tele5Stelle…ndr). Noi abbiamo presentato un progetto per fare gli stati generali per un progetto di riforma da discutere in modo laico con tutte le forze politiche”.
Nomine Rai, i nomi in corsa
Boom, eccoci finalmente. Fuori i nomi, allora. Se deve essere presidente di garanzia indicato dalla maggioranza ma apprezzato dalle opposizioni si va dall’esperto Giovanni Minoli, giornalista, autore, conduttore, saggista e volto stranoto della tv, a Claudia Mazzola, giornalista, attuale Presidente di RaiCom, ex capoufficio stampa, nessuna tessera di partito, stimata in azienda e da tutto l’arco del centro sinistra. In pista poi c’è anche Antonio di Bella, uno che non ha bisogno di presentazioni. Poi si spazia nel campo dei professori universitari, non troppo schierati ma potabili per un centro destra che vuole chiudere la partita attorno a Giampaolo Rossi Amministratore delegato. E il Direttore Generale? La Lega lo chiede, ne parlerà con Rossi una volta nominato. Il sottosegretario Morelli ha sondato il terreno con Giorgia Meloni per la candidatura a Dg di Antonio Pionati (direttore del Giornale radio) ma appare più probabile quella di Maurizio Fattaccio, Direttore degli Affari Fiscali e Presidente di Rai Pubblicità (una poltrona che si liberta, o per Roberto Sergio o per Felice Ventura, attuale Direttore del Personale), senza escludere Marco Cunsolo, potente capo della Produzione Tv, più uomo di prodotto ma sempre vicino ai referenti di Matteo Salvini.
Chi invece chiede di essere dimenticato è Gennaro Sangiuliano, che tornerà in Rai ma nei prossimi mesi senza un ruolo operativo. Chi gli ha parlato in queste ore lo descrive pronto a rientrare in azienda, ma non a dirigere una testata – men che meno la Tgr, impegnativa oltre che, in base agli accordi, in quota Lega, e Sangiuliano oggi più che mai è un nome di Fratelli d’Italia. Come ci spiegava a botta calda Roberto Sergio, il numero uno di viale Mazzini. “Sangiuliano rientrerà in azienda ma è troppo presto per fare ipotesi”.
Coni, Malagò ancora un anno, poi Pancalli?
Aveva chiesto la revoca dei limiti del mandato per proseguire il buon lavoro fatto al Coni. Ma dal Governo hanno glissato, facendo chiaramente intendere che c’è una fine per tutto (tranne evidentemente per Barelli, rieletto per l’ennesima volta a capo della federazione nuoto). Ma ora, terminate anche le Paralimpiadi, per il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sembra essere in arrivo una soluzione che potrebbe accontentare tutti.
A quanto siamo in grado di rivelare a Palazzo Chigi stanno studiando la proroga della presidenza di un anno grazie al decreto Milleproroghe.
Poi però lo sport italiano tornerà al voto per scegliere il nuovo presidente del Coni. La proroga di un anno consentirà a Malagò di arrivare fino alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina, garantendo così anche la continuità organizzativa. Dietro le quinte si vocifera che in questo modo il Governo voglia anche evitare di metterci la faccia in caso di problemi organizzativi (c’è sempre la vicenda della pista da bob). Nel frattempo è stato già individuato il nome di chi correrà per il dopo Malagò al Coni. Si tratta dell’attuale presidente del Cip – Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli. Una figura che metterebbe tutti d’accordo. Meloni compresa.
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