Dieci giorni di Riformista: veste grafica nuova, stessi toni garantisti di sempre, il tentativo di essere popolari per farsi capire da tutti e riflettere su temi rilevanti: dall’eutanasia, dopo le rivelazioni di Michela Murgia e Roberto Giachetti, alle riforme che consentano all’Italia di crescere, nel mondo che cambia velocemente. Il tutto, a ricalcare la disputa tra chi pensa che l’Italia possa rimanere più o meno così, senza preoccuparsi di quel che il mondo sceglie e fa, e chi invece crede che, da soli o da fermi, nulla sia al sicuro per sempre, e che dunque si debba cambiare, fare un aggiornamento (che persino iPhone fa, per stare al passo con i tempi), e – perché no? – crescere piuttosto che tornare Italietta dove ci si scanna per salvarla (che mentalità rinunciataria!) anziché per farla ricca.

Noi, vista l’estrazione politica di Matteo Renzi e mia, osserviamo e avanziamo proposte a chi ha l’onore oneroso di tratteggiare, oggi, l’Italia di domani. Se c’è un rimprovero alla Prima Repubblica, è di non aver disegnato un’Italia capace di sopravvivere a quella generazione. Per questo il paginone su Presidenzialismo, Autonomia e altro, e l’invito alle opposizioni di confrontarsi con Meloni sulle idee e sulle riforme istituzionali (li avete letti “I consigli non richiesti a Giorgia” di Matteo?). Per questo tanta Sanità e tasse, in una Nazione che invecchia ed è più longeva, ma in cui certe spese le pagano i giovani (sempre meno) con il loro lavoro eccessivamente tassato che rischia di tarpare le ali a natalità e crescita.

Per questo, i dubbi: a Corleone si istituisce la nemesi e si vuol cacciare il figlio di Riina dalla città (ha scontato la sua condanna e non sarà lui la prima vittima di suo padre?); in Ue il Pd propone una super tassa sulle famiglie benestanti (è una colpa aver avuto successo o qualcosa che aiuta gli altri?); gli studenti (non i lavoratori che avrebbero pure ragione a farlo) si accampano in tenda perché vogliono una casa a buon mercato e sotto l’università.

Ok, ma vogliamo parlare di quale università si debba allestire per aumentare le chance di successo lavorativo di questi ragazzi? Il Riformista fa una scelta irrituale, che rispetta poco la grammatica di un quotidiano: quasi assente la cronaca. Quel mercato è già saturo e sicuramente non aspetta noi. Noi che invece ci divertiamo a presentare il giornale, come una “strana coppia”, cazzeggiando un po’ da Serena Bortone, ma con gli occhi rossi perché Tina Montinaro, vedova di Antonio il caposcorta di Falcone, ci commuove col suo inno alla vita e facciamo commentare a Flavio Briatore ogni Gp di Formula 1 o al sottoscritto il successo organizzativo degli Internazionali di Tennis.

C’è ancora molto da fare per essere presentabili, ma intanto il riscontro c’è. Non vogliamo un giornale da “fammi vedere che è successo” (quello ognuno di noi lo apprende online), ma da “fammi vedere che propongono quelli del Riformista”. Infine, a voi (tanti) lettori, grazie!