Un nuovo caso Ilaria Salis ora riguarda la Germania. Protagonista è Maja T., una giovane antifascista di 23 anni, di genere non binario, accusata come la neo-parlamentare europea di aggressioni in Ungheria contro neonazisti durante l’Honor Day, una controversa commemorazione delle SS a Budapest. Così come Salis, Maja T., arrestata nella notte tra giovedì e venerdì, è imputata per due episodi di violenza e rischia una condanna a 24 anni di carcere.

La vicenda

La storia viene ricostruita e pubblicata dal Manifesto. Detenuta in primo momento a Dresda, la Corte d’appello tedesca ha ritenuto valido nei suoi confronti il mandato d’arresto europeo emesso dalla magistratura di Budapest, e nonostante le preoccupazioni per le condizioni carcerarie e il sistema giudiziario in Ungheria, è stata estradata. L’accusa è anche quella di far parte di un’organizzazione criminale di estrema sinistra.

L’emittente ARD ha fatto sapere che i poliziotti tedeschi hanno prelevato Maja dal carcere quasi all’alba, attorno alle 3,30, per consegnarlo alle 6,50 ai funzionari austriaci cui è stato affidato il trasporto della detenuta in Ungheria. Il tutto mente l’avvocato di Maja presentava ricorso contro l’estradizione. Una richiesta che ha portato alla sospensione temporanea, arrivata però quando Maja aveva già lasciato il Paese.

Il commento di Ilaria Salis

Essendo Maja T. una persona non binaria, registrata come di sesso maschile nei documenti ufficiali, rischia di essere incarcerata in una prigione di uomini. Non è tardato ad arrivare il commento della stessa Ilaria Salis: “Lì gli attacchi contro la comunità LGBTQI+ sono frequenti e diffusi, rischia di esporla a grave pericolo di violenza fisica e psicologica. Nessuna dovrebbe essere costretta a vivere questa esperienza e subire queste ingiustizie: le estradizioni devono essere subito fermate per tutte”. Sono molti i tedeschi sospettati di aver preso parte al gruppo si sono invece resi irreperibili al fine di evitare l’espulsione ed il processo in Ungheria, dove rischiano pene più pesanti con condizioni carcerarie disumane.

Redazione

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