Qual è il ruolo geopolitico dei data center, ora fondamentali per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale? Sebbene i dati siano considerati il “nuovo petrolio”, sono le nazioni e non la natura a decidere dove collocare i data center, rendendo questo settore cruciale per la diplomazia e la sicurezza nazionale. Con la rapida espansione dell’IA – alimentata da strumenti come chatbot e generatori di immagini – i data center stanno diventando le “fabbriche” dell’IA, trasformando energia e dati in informazioni.

Gli Stati Uniti, leader nell’IA software, affrontano però significative difficoltà infrastrutturali, soprattutto legate alla carenza di energia e alla fragilità della rete elettrica che complicano il sostegno alla crescente domanda di calcolo e ai consumi energetici richiesti dai centri dati. Con la domanda di energia in continuo aumento, potrebbero rappresentare l’8% del consumo energetico degli USA entro il 2030. Una sfida che mette sotto pressione la rete elettrica già sovraccarica. Nel contesto globale anche la Cina sta espandendo le sue infrastrutture di IA con massicci investimenti in energia, inclusi numerosi reattori nucleari e un’iniziativa nazionale chiamata “Eastern Data, Western Computing”. Pechino sta quindi consolidando la sua capacità di calcolo e di gestione dei dati in un settore che diventa sempre più centrale per il potere economico e politico.

I data center, come infrastrutture di base per l’IA, richiedono specifiche caratteristiche logistiche: accesso a energia affidabile, abbondante e a basso costo, e connettività di alta qualità. La loro collocazione geografica, quindi, non è casuale ma basata su criteri di sostenibilità e sicurezza. Paesi come il Canada e le nazioni nordiche stanno emergendo come hub per i data center, grazie alle loro risorse rinnovabili e alla loro stabilità politica. Questi paesi, inoltre, collaborano strettamente con gli Stati Uniti e offrono un ambiente favorevole sia per le questioni di sicurezza sia per gli obiettivi ambientali. Altri attori globali – tra cui Giappone, Corea del Sud e paesi del Golfo – stanno investendo per attrarre centri di IA, proponendosi come alternative competitive, anche grazie a sovrabbondanti risorse energetiche e infrastrutture avanzate. Il Giappone, ad esempio, sta cercando di rivitalizzare il suo settore dei semiconduttori, mentre gli stati del Golfo – guidati da giovani leader ambiziosi – puntano a partecipare alla rivoluzione dell’IA non solo come produttori di petrolio ma anche come leader tecnologici.

La “data center diplomacy” emerge come uno strumento di influenza geopolitica, in cui Stati Uniti e alleati cercano di costruire una rete di partner fidati per garantire la sicurezza dei dati e della tecnologia. Questo fenomeno richiede che i governi collaborino con il settore privato per risolvere sfide energetiche e normative, sfruttando al contempo l’innovazione per migliorare l’efficienza dei chip e dei sistemi di IA. In definitiva, la competizione per l’infrastruttura di IA e data center ridefinirà il potere geopolitico. Per mantenere un vantaggio strategico, gli Usa dovranno sfruttare le loro alleanze globali e le partnership pubblico-private, promuovendo una “geopolitica dell’IA” che spinga lo sviluppo tecnologico e i valori di prosperità e libertà.