”Alla domanda se sentisse dolore a seguito dell’intervento, il Santo Padre ha risposto più con cenni della testa che con le parole, rassicurando tutti noi che stava bene e che non provava alcun dolore fisico. Sono state queste le prime battute che abbiamo scambiato con Papa Francesco poco dopo il suo trasferimento nell’appartamento riservato al Pontefice nel Reparto Solventi”. Queste le rassicurazioni di Massimo Antonelli, direttore dell’Unità operativa complessa Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e Tossicologia Clinica del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs – dove Bergoglio è ricoverato da ieri a seguito di un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi a causa di un laparocele incarcerato.

Massimo Antonelli, ai microfoni dell’AdnKronos, ha poi spiegato che il Pontefice è in buone condizioni di salute dopo l’intervento. Dopo l’intervento, durato circa tre ore, poco prima delle 18 il Papa ha lasciato la sala operatoria ed è stato trasferito nel Reparto Solventi, al 10° piano della Policlinico.

”Dormiva ancora”, ha spiegato Antonelli, poi al risveglio ”gli abbiamo chiesto come si sentisse, e lui ci ha detto che stava bene”.

La stanza del Pontefice è attrezzata come una vera e propria sala di Terapia intensiva. ”È così da quando fu allestita nel 2005, in occasione dell’ultimo intervento chirurgico a cui venne sottoposto Papa Giovanni Paolo II”, ricorda Antonelli.

“Il recupero post operatorio sarà immediato ma serve riposo. E soprattutto è necessaria una dieta alimentare più controllata“, ha spiegato stamani il docente di chirurgia generale all’Università Tor Vergata di Roma Giovanni Milito, dalle pagine de “il Messaggero”.

Sul QN interviene invece Francesco Corcione, già docente a Napoli e presidente emerito della Società italiana di Chirurgia: per l’intervento, sostiene, “non si poteva attendere. Questa è una situazione che può solo peggiorare”. Per un paziente di 86 anni sottoposto a intervento “il rischio è sempre alto, ma non ci sono alternative. Allora è meglio intervenire senza dover arrivare all’urgenza, con il rischio di perforazioni o di un’altra resezione dell’intestino. Se il Papa non si fosse operato avrebbe corso un rischio tre volte più alto”. Ora la convalescenza: “Deve stare molto più a riposo rispetto all’altro intervento. Convalescenza lenta, quindi, di almeno 40-60 giorni. Il Papa deve osservare un regime non dico di riposo totale, ma di attività molto leggere. Niente viaggi. Per un paio di mesi dovrà accontentarsi di affacciarsi alla finestra di piazza San Pietro per l’Angelus“.

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