130 è un bel numero. Si dipana lungo tre secoli, epoche diverse spesso in conflitto, storie terribili e formidabili che ti costringono a fare bilanci. In piedi nonostante tutto, nonostante le sciabolate della cavalleria regia a fine Ottocento, nonostante lo squadrismo fascista, nonostante gli errori, nonostante la caccia al socialista degli anni Novanta. Errori, si, però mai pulsione gregaria, sempre cuore vibrante. A chi vedeva confini, i socialisti indicavano nuovi orizzonti. Una società più giusta e più libera sintetizzata nel motto di Nenni: ‘Portare avanti chi è rimasto indietro’. Errori, si, eppure, salvo rare parentesi, sempre dalla parte giusta della storia.

Per primi a incalzare Giolitti per ottenere un embrione di stato sociale. Per primi a manifestare e a lottare contro il fascismo. È una bestemmia la favola di un antifascismo collettivo fin da prima la marcia su Roma. Dovremo attendere la morte di Matteotti per riunire le opposizioni sull’Aventino, e siamo nel 1924 inoltrato. C’è dell’altro. La Resistenza, la Repubblica, la Costituzione, il voto alle donne. Di più. Le grandi riforme del centrosinistra, divorzio, aborto, la costruzione dell’Europa, i diritti di terza generazione, con il ‘Nuovo Corso’ di Craxi l’affermazione di una sinistra moderna, riformista, umanitaria. Che il 130° venga celebrato con il ritorno su carta dell’Avanti! della Domenica è un ottimo auspicio. L’Avanti! sta al Partito come il grembiule alla massaia.

L’Italia disegnata dall’Avanti! è l’Italia del Novecento: società industriale governata da partiti di massa. Scomparsa con l’approdo al secolo 2.0. Celebrare una storia significa innaffiarne le radici per piantarle nell’epoca in corso, lontano dalla nostalgia e da stereotipi usurati dal tempo. È il vento vitale che bisogna cogliere. Putin attacca l’Ucraina? Sposo la resistenza senza ‘se’ e senza ‘ma’ e immagino un’Europa con una sua politica estera e una sua politica della difesa. Speculazione su gas e petrolio? Mi batto per ridurre il peso delle bollette sulle famiglie e per sconfiggere gli speculatori, i ‘pescecani’ dipinti da Scalarini. Riforma opaca della giustizia? Costituisco comitati per i referendum. Deriva verticistica? Difendo la democrazia parlamentare. Il populismo attacca la politica? Difendo i partiti, il mondo delle associazioni, perché la famiglia dei tecnocrati non si è mai sottoposta al voto popolare e nasconde una boria – e spesso interessi – che non mi piacciono.

Nell’evoluzione del quadro politico, i socialisti devono rivendicare la loro autonomia coltivando alleanze nella sinistra riformista e liberale, per consentire al centrosinistra di essere un competitore vincente nella prossima sfida elettorale. Vanno costruiti ponti e coalizioni, non immaginare fughe solitarie e tantomeno ospitalità altrove. So per certo che dal segretario in giù queste riflessioni sono condivise. Un fatto è sicuro: l’asse Pd-Grillini è usurato, le tendenze populiste non sono state sconfitte, al contrario contano consensi a destra e a sinistra, nel 2023 ci sarà bisogno di un’alleanza repubblicana larga e coesa, la legge elettorale in vigore non è più considerata intoccabile nemmeno dal segretario del Pd. C’è di più. Vinciamo i referendum sulla giustizia e poi vediamo come il quadro cambia. 130 è un bel numero, nessun altro può vantarlo nella storia d’Italia. Ma l’anno importante è sempre l’anno che verrà.