La svolta del presidente ucraino
Il passo indietro di Zelensky ci rallegra, la resa non è immorale
Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ieri ha fatto una dichiarazione molto importante. ha detto di essere pronto a rinunciare alla sua richiesta di aderire alla Nato. Ha detto che bisogna ammettere che non ci sono le condizioni. Ha ipotizzato una Ucraina neutrale. In sostanza ha compiuto un importantissimo passo indietro. Putin, almeno ufficialmente, non ha reagito con entusiasmo. Ha ripetuto che gli ucraini sono inaffidabili. Ma le dichiarazioni di Putin, probabilmente, in questo momento contano poco. Una cosa sono le dichiarazioni, una cosa diversa le intenzioni. È evidente che ieri Putin ha portato a casa il primo “punto” pesante di questa guerra.
Sia sul piano simbolico e anche sul piano concreto. Non può ignorarlo e non può non farne tesoro. Fino al giorno precedente Zelensky aveva insistito sulla richiesta di no fly zone, e sembrava molto lontano dall’idea di trattare. Oggi si dichiara pronto a concedere moltissimo. E dimostra anche di non essere solo un personaggio spettacolare e spavaldo. Ma di essere uno statista. Che sa misurare, fare dei calcoli, occuparsi degli interessi collettivi, considerare la realpolitik.
Su questo giornale nei giorni scorsi abbiamo usato la parola “resa“. Creando scandalo. Il Corriere della Sera da un paio di giorni sostiene che questa nostra posizione è immorale. Addirittura usa questa parola: immorale. Distinguendo, evidentemente, tra la moralità dell’interventismo e l’immoralità del pacifismo. Ognuno è padrone delle sue opinioni. Noi cerchiamo di offrirvi tutte le opinioni. Anche oggi: quella di Lea Melandri e quella del generale Del Vecchio.
Pacifismo e interventismo. Non pensiamo che sia immorale nessuno. Né chi non vuole le armi né chi le invia. Permetteteci solo di dire che il passo di Zelensky ci rallegra. Non sappiamo se dobbiamo chiamarlo o no resa, chiamatelo come vi pare: sicuramente è un passo gigantesco nella prospettiva di una trattativa seria.
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