“Fast, fast, fast”. Era il mantra di Rocco Commisso, imprenditore italoamericano, appena sbarcato a Firenze, nel giugno 2019: aveva acquistato la Fiorentina dalla famiglia Della Valle e i tifosi della squadra già immaginavano di sostituire il rosso con il viola, nella bandiera a stelle e strisce. La città sognava una rapida ascesa della squadra in campionato e Commisso entrò subito nel cuore di tutti: magnifico messere al calcio storico, bagni di folle per le vie del centro e promesse di grandeur sbandierate ai quattro venti.

“Fast, fast, fast” ripeteva Commisso: la Fiorentina sarebbe tornata velocemente grande, avrebbe avuto finalmente quel centro sportivo di cui si parlava da decenni e perfino un nuovo stadio, finanziato proprio da Rocco, ovviamente.

Ai fiorentini non sembrava vero: tutto e subito. Individuata l’area dove costruire il centro sportivo, nel comune limitrofo di Bagno a Ripoli, si dette via rapidamente alla realizzazione, e l’inaugurazione dell’avveniristico Viola Park è prevista entro l’estate. Decisivo in questo senso è stato il ruolo del sindaco della cittadina, Francesco Casini, abile nel proporre la soluzione alla proprietà viola scardinando tutte le resistenze del catenaccio tipico della burocrazia italiana. Sul capitolo stadio invece, arriva quello che Commisso definirà “il più grande fallimento della mia vita”.

È il 29 agosto 2019 quando la Fiorentina presenta il progetto per ristrutturare lo stadio Franchi: l’idea Riformisè affidata a Marco Casamonti, che prevede 28 mesi di lavori, 150 milioni di investimento, l’abbattimento delle curve pur mantenendo le celebri scale elicoidali e la torre di maratona disegnati da Pier Luigi Nervi e protetti dalla soprintendenza. Da cui comunque, dopo meno di due mesi, arriva il niet al progetto. In quei giorni tuttavia si intravede uno spiraglio: le camere approvano il cosiddetto “Emendamento Renzi” che consentirebbe di bypassare le soprintendenze e avviare quindi il progetto Casamonti.

A Roma però si opera in senso contrario: il Ministro d’intesa con il Sindaco decide di non smentire la locale soprintendenza. E trova una soluzione di compromesso. Si rinuncia ai soldi del privato e si paga lo Stadio con i soldi pubblici, segnatamente con quelli del Pnrr. Eppure sarebbe bastato un timbro da Roma e minore timidezza da Palazzo Vecchio per chiudere l’operazione con i soldi di Commisso e il progetto di Casamonti, esattamente come fatto dalla brava amministrazione di Bagno a Ripoli per il centro sportivo.

Invece no. Nardella si impunta nel rifare lo stadio con i soldi del contribuente, Bruxelles boccia il progetto, l’Italia rischia di perdere il finanziamento europeo. Contro lo stadio pagato dal contribuente si scatena Italia Viva con Matteo Renzi in prima persona. Il senatore lancia un appello a Meloni e Nardella perché collaborino per una soluzione ma avverte: “I soldi del Pnrr devono andare alle case popolari e alle scuole, non agli stati di serie A: quelli che se li paghino i privati”. Il suo successore sulla poltrona di La Pira replica freddo: “Siamo in fase di gara, nessuno può più bloccare nulla”.

Oggi la situazione è grave ma non è seria. Perché è vero che il Comune ha bandito una gara ma i soldi non ci sono avendo il Governo già definanziato l’opera. Dunque si rischia seriamente di produrre un pasticcio giuridico con gravi ripercussioni penali e contabili. Il Comune insiste nell’andare avanti perché “l’atto di definanziamento non è stato ancora notificato formalmente”. Ma è una motivazione risibile essendo la notizia ampiamente pubblica: così facendo chi manda avanti la gara rischia moltissimo anche a livello personale. E i fiorentini rischiano di pagare milioni di danni per un progetto che non si farà mai. Nardella, con la testa già alla corsa per le Europee 2024, insiste a fare dichiarazioni di ottimismo ma poche vicende come questa sembrano certificare il fallimento di questa Amministrazione.

L’unica soluzione saggia? Tornare al progetto Casamonti, peraltro apprezzato autore del nuovo stadio di Tirana dove la Roma ha vinto la Conference League lo scorso anno, pagato dalla Fiorentina. Buttare giù le curve. E utilizzare i soldi europee per scuole, case popolari, ospedali. Facile a dirsi. Ma non a farsi, finché in città gli amministratori faranno prevalere l’ideologia sulla realtà.

Daniele Bertini

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