Il dibattito sulle casse di Palazzo San Giacomo
Il patto per Napoli sul debito di Manfredi non basta
«A quanto ammonta il danno?». È un’espressione abusata in mille contesti: per il conto del ristorante, dal carrozziere, quando si va in vacanza, magari per il regalo alla consorte. In questo caso urge la risposta alla domanda perché non si riesce a capire la profondità del buco di bilancio a Palazzo San Giacomo. E se non si tira la linea del totale, sarà difficile anche stabilire quanto chiedere a Governo e Parlamento per rimettere in carreggiata la città.
La fondazione Openpolis ha diffuso i dati di un’analisi condotta sui conti dei Comuni: la spesa per debito pubblico, a Napoli, è di 349,65 euro pro capite. Naturalmente ci spetta il gradino più alto sul podio, siamo i primi in Italia, il Comune con la maggiore spesa pro capite che poi sarebbe quello che si sborsa ogni anno per la restituzione del debito pubbico. Applausi e complimenti a Openpolis per il lavoro svolto, ma il dato dice meno di quanto dovrebbe. Giorni fa napoli è stata collocata in cima alla classifica per l’extradeficit: 947 milioni di euro. Per l’extradeficit si esprimono le stesse perplessità della spesa pro capite: indice non chiaro.
Il candidato sindaco Gaetano Manfredi ha parlato di un deficit di cinque miliardi di euro (se li immaginate in lire è una cifra ancor più mostruosa) e il suo avversario nella competizione elettorale, Catello Maresca, ha dichiarato: «Se Manfredi ha trovato cinque miliardi in cinque giorni è Mandrake». In realtà, gli unici dati ufficiali sono quelli del bilancio 2019, l’ultimo approvato dal Consiglio comunale di via Verdi. Nella relazione del collegio dei revisori al rendiconto 2019, a pagina 39, si evidenziano debiti per 1.493.642.344 euro, ovvero 1.577 euro di debito per ogni napoletano. Che sono più del quadruplo dell’importo indicato da Openpolis. Sempre i revisori e sempre per il 2019 scrivono di un disavanzo di due miliardi e 600 milioni. Ultimo numero: il fondo per crediti di dubbia esigibilità è arrivato a due miliardi. Significa che chi controlla i conti ritiene che, tra i crediti iscritti nel bilancio del Comune di Napoli, almeno due miliardi rischiano di non essere incassati. In questo valzer di numeri diventa difficile anche per un commercialista capire «a quanto ammonta il danno».
Urge, dunque, una “operazione verità” sui conti comunali fermi, per l’ufficialità del consuntivo, a un anno e mezzo fa. Il primo cittadino Luigi de Magistris sembra distratto dall’avventura elettorale in Calabria, mentre la sua maggioranza sembra sgretolata ed è improbabile che si riesca ad approvare il rendiconto 2020 nell’attuale consiliatura. Senza considerare che, qualora dovesse realizzarsi questo miracolo, almeno nove mesi del 2021 sarebbero trascorsi e, quindi, anche il dato del 2020 servirebbe a poco. Ma si deve uscire dai tecnicismi. Le domande alle quali dovrebbe rispondere una squadra di esperti, nominata magari in tempo brevissimi dal presidente del Consiglio, sono le seguenti: qual è il debito complessivo del Comune di Napoli a oggi? Quali sono i crediti che realmente l’ente può incassare?
L’ultima domanda è di conseguenza: di quanto ha bisogno il prossimo sindaco per restituire ai napoletani strade non dissestate, scuole sicure, traffico regolare, fornitori pagati con puntualità, tasse e imposte non al massimo delle aliquote di legge e così via? Insomma, il danno sia quantificato. Non ci interessa chi lo ha creato, poco ci riguarda chi avrà la fortuna (speriamo) di ripararlo. Ma che i numeri siano chiari e definitivi.
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