Gli slogan non sono cambiati, sono gli stessi da decenni, sembrano usciti da un filmino in bianco e nero dell’istituto Luce. “La vera idea della destra è: abbassiamo le tasse ai ricchi. Se mancheranno risorse vuol dire che ci saranno meno servizi per i poveri”. Non confondiamoci, la citazione non è di Palmiro Togliatti contro i ‘padroni del vapore’, ma del ‘cacicco’ (copyright Enzo De Luca) Antonio Misiani, mente economica del Nazareno oltre che commissario liquidatore del partito in Campania. L’occasione è la conferenza stampa convocata da Elly Schlein per presentare la proposta dem sul fisco.

Andando avanti con l’intervento, si capisce quale sia il primo obiettivo che Misiani vuole raggiungere: “Il Pd vuole un sistema duale che dica che se dobbiamo abbassare le tasse su lavoro e imprese, oltre al contrasto dell’evasione fiscale, oltre a rendere il sistema più equo, se c’è una parte su cui poter intervenire è quella dei redditi da capitale e delle rendite, dove le aliquote sono sensibilmente più basse, dallo zero al 26%”.

Che tradotto, vuol dire, prima di avere nel mirino la stessa Presidente del consiglio, stracciamo un’altra riforma del governo Renzi: i Piani individuali di risparmio (Pir), uno strumento che ha consentito di finanziare le piccole e medie imprese non in grado di andare in borsa a procacciarsi risorse. Lanciati in Italia nel 2017, i Pir hanno l’obiettivo dichiarato di indirizzare il risparmio privato verso le piccole e medie imprese italiane con il risultato di stimolare l’economia nazionale, e per questo motivo non sono soggetti a tassazione.

L’ideale bersaglio per l’estate militante di Elly, un altro dono di nozze da portare sull’altare del matrimonio con Maurizio Landini e Giuseppe Conte. Per il resto, il carniere di giornata del Pd resta ricco dei casi del periodo: le dimissioni della ministra Santanchè, lo sfratto del giornalista di Libero Filippo Facci, gli strascichi sul caso, oltre ai ritardi dell’esecutivo sul Pnrr.

La sindrome, però, è esattamente quella denunciata da Massimo Recalcati, nei giorni scorsi, sul quotidiano La Stampa. “Da una parte Elly Schlein incarna generazionalmente un vento nuovo, una promessa di rinnovamento, lo slancio fertile del desiderio, ma, dall’altra, le sue scelte politiche si traducono nel recupero conservatore di figure e temi che appartengono ad una sinistra pre-renziana che ovviamente identifica in Renzi una malattia infettiva del partito che occorre debellare anche nelle sue sempre possibili recidive“, ha scritto lo psicanalista. Una sindrome in cui da oggi sono entrati anche i Pir.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia