Tre anni e mezzo possono essere un orizzonte sufficiente per costruire un’alternativa di governo, lo stesso arco di tempo può essere più che sufficiente per sparire dalla scena politica. Se analizziamo il quadro politico istituzionale, questa è l’alternativa che ha di fronte il Partito Democratico. L’alleanza con i populisti dei Cinque Stelle porterebbe inevitabilmente al prosciugamento dello storico bacino elettorale del PD. Oggi i sondaggisti sono pressoché unanimi nel rilevare veri e propri vasi comunicanti tra PD e 5S (quando un partito aumenta i consensi l’altro li diminuisce e viceversa). Gli elettori del partito della sinistra storica italiana, in caso di sovrapposizione delle politiche tra PD e 5S, si dividerebbero tra la nuova casa madre della sinistra populista o i partiti compatibili del Centro.

Si badi bene, la questione non è nell’interesse del PD. Si pensi ai temi della giustizia, dove l’Italia ha il triste primato dell’unica sinistra al mondo che su ogni questione brandisce la bandiera del più becero giustizialismo. O all’incredibile inseguimento al pericoloso terzomondismo dei 5S sul tema delle guerre ucraine e israeliane, temi su cui sino ad oggi il PD era apparso come un baluardo di buon senso occidentale. È interesse del paese, avere un partito della sinistra democratica legato ai valori occidentali. Con un siffatto partito, ad esempio, le forze politiche di centro potrebbero allearsi nell’ottica di una coalizione di governo. Non sarebbe una scelta obbligata, ma sarebbe una scelta possibile. Con un partito unico populista di sinistra questa opzione è impossibile.

Alla dirigenza del PD la parola, altrimenti la parola la prenderanno gli elettori. Un Movimento Cinque Stelle che nei sondaggi mantiene percentuali attorno al 15% è una evidente anomalia. Tale condizione è supportata dalle incertezze di linea politica dell’attuale dirigenza dei Dem. Chi ha a cuore le sorti del paese, e non è un tifoso delle curve contrapposte, è interessato a che da una parte e dall’altra ci siano forze “potabili” e in qualche modo compatibili, legate all’UE, con le quali il centro dello schieramento – quasi sempre in Europa costituito dai liberali – potrebbe anche alternativamente allearsi. A condizione che eventuali forze di centro oggi evanescenti, ma ci auguriamo domani consistenti, si decidessero a fare la loro parte.

Altrimenti la situazione resterà cristallizzata e saranno destinati ad avere la meglio, da un lato e dall’altro dello schieramento, sovranisti e populisti. I liberali come ci ricorda Benedetto Croce non sono e non saranno mai né di destra né di sinistra, ma, come avviene regolarmente in Europa, possono allearsi di volta in volta con la destra o con la sinistra, se necessario e se ne saranno capaci.