La crisi di governo
Il Pd scarica Renzi e blinda l’asse con il M5S: si va alla conta in Aula
Il Pd ha deciso di mollare Italia viva e sceglie l’alleanza totale con i 5 Stelle e Conte. Tutti insieme contro Renzi e Italia viva. Il progetto è di andare avanti con i Responsabili che sono stati promossi sul campo dalla segreteria Pd e sono diventati “costruttori”. È la fotografia del primo giorno di crisi. Il premier ha accettato le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti, ha deciso di parlamentarizzare la crisi, s’è preso qualche giorno di tempo (non tutti quelli che avrebbe voluto) e rinvia lo show down a lunedì alla Camera e martedì al Senato.
Questa crisi racconta tante cose: la denuncia di un’azione di governo giudicata insufficiente a undici mesi dall’inizio della pandemia; l’autotutela di un professore universitario a cui tre anni fa è toccato in sorte e per caso di fare il Presidente del Consiglio, incarico a cui non intende in alcun modo rinunciare; l’ultimo capitolo di un doppio congresso di partito, del Pd e del Movimento 5 Stelle, convocato ormai da mesi in piante stabile. Nel Pd duellano due/ tre correnti decise soprattutto su un punto: la segreteria Zingaretti e il capodelegazione al governo Dario Franceschini hanno già deciso che il futuro vede insieme Pd e 5 Stelle, un’alleanza strutturata che ha proprio in Giuseppe Conte il suo leader; i gruppi parlamentari, figli in larga parte ancora della stagione renziana, rinnegano l’ipotesi grillina. I 5Stelle, a specchio, devono decidere se il loro futuro di ex spaccapalazzi ha o meno un naturale sbocco nei tanto odiati dem, quelli, per capirsi, del partito di Bibbiano. Da qui poi deriva la leadership, un duello al momento congelato tra Di Maio e Conte.
Per capire che aria tira, ieri bastava dare un’occhiata alla pagina Facebook ufficiale del presidente Conte. Ieri è comparsa una pagina con la foto di Conte (in posa e sorridente) e quella di Renzi (una caricatura) e sotto la scritta: “Se vuoi mandare a casa Renzi, supporta Conte, iscriviti nel gruppo”. Il link finiva su una pagina unofficial rimossa poco dopo le 16. È la stessa usata a suo tempo dalla galassia 5 Stelle per l’impeachment di Mattarella. Diciamo che come minimo c’è un problema di sicurezza sulla pagina FB del Presidente del Consiglio.
Durante la giornata Conte si convince, il Pd lo aiuta molto, di poter trovare in aula i numeri necessari ad avere la maggioranza. Grazie ai responsabili. Ma soprattutto grazie a 5/6 senatori di Italia Viva che, secondo i calcoli forniti da emissari 5 Stelle e del Pd, non seguirebbero Renzi nella battaglia per cambiare un governo, a suo avviso, «non più adeguato a gestire la grave crisi sanitaria e politica che attraversa il Paese». Con questo messaggio ieri intorno alle 16 Conte è salito al Colle. Non per dimettersi visto che è venuta meno una componente politica decisiva della sua maggioranza. Ma «per conferire sul nuovo quadro politico» come ha subito spiegato palazzo Chigi stoppando chi già pensava a dimissioni.
Dunque Conte ha messo sul tavolo la sua strategia: ha assunto l’interim del ministero dell’Agricoltura lasciato libero da Bellanova; non si dimette; sfida l’aula con pieni poteri. Mettendo a frutto la disponibilità di quei senatori che non vogliono in alcun modo andare a votare e che in questo mese di trattative su una crisi annunciata sono stati contattati uno ad uno. Il Presidente della Repubblica in questa fase può solo ascoltare perché il premier appunto è nel pieno dei suoi poteri. Sappiamo come in questi giorni Mattarella si sia speso con tutti i leader di maggioranza, Renzi compreso, invitandoli alla responsabilità e ad un atteggiamento costruttivo.
Italia viva ha però deciso di mettere fine ad un’ipocrisia che va avanti da mesi: la grande insoddisfazione anche nel Pd per l’operato del governo e i tentativi sotto traccia di cambiare agenda e squadra. “Il re è nudo” aveva detto il senatore leader di Iv. Le dimissioni, l’apertura della crisi, hanno però molto irritato il Pd che è stato il tramite di frequenti ricuciture tra i torti e le ragioni dell’uno e dell’altro.
La giornata di ieri è stato un fraseggio continuo tra la segretaria Pd, il presidente Conte e i 5 Stelle. Tutti coalizzati per lasciare i renziani col cerino in mano. Anche i tempi sono stati sincronizzati: Conte è salito al Colle alle 16 dopo che si era concluso l’ufficio politico del Pd e Zingaretti, Orlando e Franceschini si erano espressi con una voce sola: «Italia viva è politicamente inaffidabile, mai più alleanze con loro». Ben vengano i responsabili diventati improvvisamente “costruttori” (così li ha chiamati Franceschini invitandoli ad «uscire alla luce del sole perché non c’è niente di male»). Così come Di Battista prima e Di Maio hanno espresso lo stesso concetto. «Mai più con Iv». Come, del resto, aveva detto Conte martedì mattina.
I gruppi parlamentari del Pd però sono perplessi. Qualcuno non accetta l’accanimento contro colleghi che in questi mesi spesso e volentieri hanno potuto denunciare cose che il Pd doveva tacere. Altri temono l’abbraccio totale con i 5 Stelle, lo spostamento dell’asse nettamente a sinistra e quindi, anche, un po’, l’addio al riformismo che è stata la cifra fondante del Pd.
C’è molta tattica in tutto questo, da tutte le parti del tavolo. La verità verrà fuori solo in aula, lunedì alla Camera e martedì al Senato. Il pressing sarà fortissimo nei prossimi giorni da una parte e dall’altra. Si devono mettere in conto anche altri ribaltamenti. È una partita non è chiusa ma ancora lunga. Il comunicato del Quirinale ha ufficialmente aperto le danze per i Responsabili. Grande subbuglio su chat e telefonini. Ci potrebbero, ad esempio, essere anche partenze inaspettate. Qualche senatore 5 Stelle verso la Lega. Un suk. Una maggioranza politica è un’altra cosa.
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