Ho fatto un sogno. Che all’arrivo della pandemia i decisori politici fossero disposti ad ascoltare suggerimenti sensati. Che fosse possibile affrontare la pandemia con il mio progetto per la gestione territoriale, preliminare e inquadrato nel decreto Rilancio del 19 maggio 2020. Ho sognato che, davanti alla disperazione di chi ha perduto le proprie speranze lavorative, i consigli potessero essere ascoltati. Il sogno è poi diventato un incubo, ogni volta che al mio progetto ho sentito rispondere “bellissime idee, le faremo sapere” in cui era implicito un disinteresse.

Oggi molti parlano di medicina territoriale senza necessariamente avere idee chiare. In premessa dobbiamo comprendere che in Italia è stato impossibile raggiungere tutti i contatti avvenuti prima del tampone. Che perciò è inutile cercare il virus negli asintomatici. Che i due milioni e 700mila italiani identificati con tampone sono soltanto un quarto di quelli infettati; la spiegazione risiede nel fatto che la ricerca del materiale genetico lo identifica “solo” durante l’infezione. Pertanto l’utilità di effettuare milioni di tamponi “a caso” è scarsa: in Campania nel periodo 1-20 gennaio 2021 risultano dichiarati 11.749 tamponi in media/giorno, identificati 990 positivi, di cui 80 sintomatici (0,7% dei tamponi e 8% dei positivi). Attribuendo il costo a ciascun tampone si ha un’idea della spesa per ogni “sintomatico”. Ancora, si consideri che il virus cambia molto spesso e che pertanto i vaccini sono efficaci, ma non allo stesso modo nei confronti di tutte le varianti. In ultimo, che i “tecnici” ora parlano di “prevenzione”, dopo aver affrontato l’”emergenza”. Ma per entrambe la soluzione è la medesima: lockdown.

Altre considerazioni. Se in Regione Campania dall’1 al 20 gennaio i tamponi hanno evidenziato 80 sintomatici/giorno, nel periodo successivo, dal 21 gennaio al 15 febbraio, sono stati 15.534/giorno, i positivi 1.307/giorno e i sintomatici 65 (0,4% dei tamponi e 5% dei positivi). Nel periodo più recente la percentuale dei sintomatici è quasi dimezzata. D’altra parte, bisogna segnalare che se le varianti del virus arrivassero a diffondersi con le caratteristiche temute, non ci sarebbe sistema ospedaliero che possa reggere. Il progetto di gestione territoriale è del 31 marzo 2020, in grado di supportare la richiesta di ospedalizzazione da parte dei pazienti e allo stesso tempo potrebbe essere una possibilità di “normalizzazione della pandemia”. Quattro moduli indipendenti per acquisire i dati relativi alle patologie croniche dei cittadini; effettuare diagnosi e follow up di ogni cittadino sintomatico; dare supporto ai cittadini, in relazione ai comportamenti da tenere; effettuare la valutazione dell’efficacia farmacologica dei trattamenti; fornire supporto psicologico. Con tempi di applicazione e costi molto limitati.

Una visione possibile prevede: vaccinazione per i fragili, nel più breve tempo possibile; immediata implementazione della sanità territoriale; limitazione dei tamponi ai soggetti sintomatici e a coloro a contatto con i “fragili”; per la scuola: incremento e regolamentazione dei trasporti, con il coinvolgimento di privati; in classe i giovani in presenza (tutorati da insegnanti giovani) e professori anziani che effettuano le lezioni da casa, attraverso le lavagne multimediali; separazione temporale per i servizi di pubblica utilità (supermercati) tra giovani e anziani, previa sanificazione, da applicare anche in casa. La soluzione per chi evidenzia il rischio del ritorno a casa dei giovani e della conseguente infezione degli anziani è ipotizzabile con il supporto di strutture alberghiere apposite.