La prima visita in Italia del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed al Nahyan, rappresenta un momento determinante per le relazioni fra i due paesi che hanno stabilito un piano di investimenti emiratino superiore ai 40 miliardi di dollari. Questa visita segue il viaggio ufficiale di Giorgia Meloni alcune settimane fa e chiude una serie di incontri che hanno messo nero su bianco un ambizioso progetto di collaborazione. Sul tavolo un ruolo importante lo ha avuto anche il Piano Mattei per l’Africa, fortemente voluto dal governo Meloni e guardato con interesse da tempo dagli Emirati Arabi Uniti. Abu Dhabi ha forti interessi in Africa soprattutto nelle regioni orientali ed il suo ruolo può essere determinante.

Nel Mar Rosso gli emiratini spingono per un riconoscimento internazionale del Somaliland dove hanno già investito oltre mezzo miliardo di dollari per l’ammodernamento del porto di Berbera, mentre in Sudan sono uno dei principali finanziatori delle Forze di Supporto rapido, i miliziani ribelli che stanno combattendo da due anni contro il governo golpista appoggiato dall’Egitto. Ma il rapporto fra Emirati Arabi ed Africa è profondo e vede la realizzazione di grandi opere in diversi paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano dove gli interessi di Abu Dhabi sono in grande crescita, ma soffrono l’antagonismo dell’Iran e dell’Arabia Saudita, con la quale mantiene un rapporto di amore e odio. Il Piano Mattei può essere la svolta per l’ingresso degli Emirati nel continente africano dove da anni cercano uno spazio di espansione e sono fra i più importanti investitori in Africa.

Il governo emiratino guarda da tempo con interesse ai progetti italiani soprattutto nel Corno d’Africa, dove l’Italia ha iniziato a lavorare con l’Etiopia già nella prima fase del Piano Mattei. Anche la Somalia avrà una particolare attenzione ai rapporti con i due paesi, sia per la sua posizione strategica che per le sue risorse off shore ancora da sfruttare. Abu Dhabi ha spesso dovuto agire di concerto con i sauditi che hanno imposto una metodica di collaborazione improntata all’accettazione del credo wahhabita che ha fortemente limitato l’azione politico e diplomatica del paese.

Il Piano Mattei ha invece già attecchito in tutta l’Africa mediterranea e vanta un rapporto molto solido soprattutto con Tunisia e Algeria, due stati nei quali gli Emirati vorrebbero investire per avere una presenza in Nord Africa. Il progetto italiano dedicato all’Africa ha una durata quinquennale e ha visto lo stanziamento di 5,5 miliardi di euro e nella prima fase ha coinvolto 9 stati: Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Kenya e Costa d’Avorio. Ad un anno esatto dal lancio la platea è stata aumentata di altre cinque nazioni inserendo il Ghana, l’Angola, il Senegal, la Tanzania e la Mauritania. Gli Emirati porterebbero una forte iniezione di investimenti sposando i progetti decisi in Italia e concordati con gli stati africani coinvolti.

Per gli Emirati Arabi Uniti una partnership strategica con l’Italia sarebbe determinante per d8iventare un paese guida fra gli investitori del Golfo, perché ogni volta che ha provato ad entrare ha sempre avuto difficoltà logistiche ed organizzative. Lavorando con l’Italia, che vanta invece una lunga e rispettata cooperazione in terra africana, Abu Dhabi potrebbe entrare nelle dinamiche continentali con più facilità e guadagnerebbe peso strategico con i gli ingombranti vicini sauditi. L’Italia troverebbe un alleato non troppo ingombrante a livello geopolitico e che sposerebbe i progetti già esistenti mettendo a disposizione risorse molto importanti. I temi che i due governi hanno messo sul piatto per l’Africa sono basati sullo sviluppo sostenibile in diversi ambiti.

L’agricoltura ed il know-how in questo settore, ma anche l’energia con investimenti nelle rinnovabili ed in quello che viene chiamato idrogeno verde del quale il Maghreb è particolarmente ricco. Questa nuova fase del Piano Mattei prevede anche il coinvolgimento di investitori privati sia italiani che emiratini, che si integreranno ai progetti pubblici già in atto. Anche il Primo Ministro inglese ha mostrato interesse a partecipare al Piano Mattei che sta cercando di aprire una nuova fase di rapporti fra Europa ea Africa, ma se gli Emirati Arabi Uniti saranno pronti a sostenere economicamente i tanti progetti avviati questo potrebbe essere un serio argine al dilagante strapotere di Pechino in Africa.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi