Il piano segreto di Di Battista e Casaleggio per prendersi il Movimento e fare fuori Di Maio (e Conte)

Congressi fantasma e rese dei conti reali, con tanto di parricidi (tentati) in diretta televisiva, bordate sui social, doroteismi di ritorno, embrioni di correnti in armi e spettri di scissioni. Con un governo, spesso traballante, sullo sfondo. Accantoniamo un attimo l’intrigo internazionale sull’asse Venezuela-Italia e ChávezCasaleggio senior: la lotta intestina al Movimento 5 stelle esce dal lockdown e rischia di diventare interessante, fosse una fiction sarebbe “Il Trono di spade stellate”.

Ad aprire le danze Alessandro Di Battista, bel tenebroso da occupazione liceale, barricadero terzomondista per vocazione ed eterno futuro leader grillino, nonché vago ma strenuo profeta di un «Movimento che ritorni allo spirito originario». L’ex deputato romano, dopo mesi di punzecchiature all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte si candida alla leadership del partito grillino, e di fatto a commissario liquidatore di questo governo da lui mai amato. Il no al Mes, al ponte sullo Stretto e agli affari con l’Egitto sono i dettagli di una corsa iniziata tempo fa, con Di Battista in prima linea contro l’alleanza M5S-Pd e una mutazione in senso pragmatico-europeista del Movimento.

L’ex deputato, già simpatizzante dei gilet gialli francesi, vuole riportare il partito alla dimensione del conflitto: contro l’Europa, le banche, qualunque “establishment” e il partito democratico. Alla base di questa accelerata forse il fastidio per un recente sondaggio che attestava il M5S al 30% con Conte come leader. Un suo oppositore interno ci dice che si tratta di «un attacco da destra, basta notare che Alessandro attacca sempre il Pd e quasi mai la Lega».

O congresso o scissione a destra quindi, magari ricongiungendosi con l’amico Paragone. Ma chi sosterebbe la “mozione Dibba”? Secondo un giovane deputato meridionale ci sarebbero «pochissimi parlamentari, soprattutto gente rancorosa come gli ex ministri non riconfermati Giulia Grillo e Barbara Lezzi o l’europarlamentare sospeso Ignazio Corrao. Oltre qualcuno che in caso di voto positivo al Mes potrebbe pure lasciarci». Di Battista si è autocandidato in televisione, picconando il premier e il suo stesso partito ma assicurando una lealtà al quale nessuno crede, in una nemesi storica che lo propone “rottamatore pentastellato”, una specie di giovane Matteo Renzi. Il fiorentino chiedeva «primarie aperte», il reporter del Fatto Quotidiano invoca «un’assemblea costituente e vediamo chi vince». Ma Beppe Grillo, che ha liquidato l’ex pupillo ed è primo sponsor di Conte e garante dell’accordo M5S-Pd, non ha intenzione di interpretare il ruolo di Bersani o che l’attuale premier diventi il nuovo Enrico Letta. D’altronde l’«amen» con il quale Di Battista ha inizialmente liquidato il fondatore -che l’aveva attaccato- odora di parricidio, ma Grillo, già Joker e poi Dottor Sottile di questo esecutivo, ci metterebbe un secondo a diventare Crono e mangiare il figlio.

Un altro figlio è Davide Casaleggio, ormai in attrito con l’ex comico – e il premier Conte – e sempre più indebolito, con la sua associazione Rousseau che ormai i parlamentari contestano in blocco. Il vero duello probabilmente è quello tra loro due, Beppe e Davide, la “sinistra” e la “destra” della situazione. Di Battista e Casaleggio sono alleati naturali contro Conte e Grillo, fautori di quest’abbraccio con il Pd e della svolta moderata ed europeista tanto osteggiata dall’ex deputato e dalla parte di base più dogmatica. Il “rottamatore grillino” e Casaleggio useranno la carta del “terzo mandato” per provare a fare piazza pulita dei tanti parlamentari ostili e non disprezzano l’ipotesi voto anticipato. Così salterebbe anche Luigi Di Maio, apparentemente estraneo al conflitto interno: il doroteismo serpentesco di chi osserva e aspetta. In suo soccorso potrebbe esserci l’istituzione di un ennesimo caminetto come leadership condivisa e a tempo del Movimento con i vari Fico, Patuanelli, Bonafede, Appendino, Fraccaro e Taverna. Una pax balneare utile per “frenare” temporaneamente Di Battista e arrivare all’autunno. Nella baraonda abbiamo chiesto qualche spoiler all’europarlamentare Dino Giarrusso che però “congela” il congresso: «Intanto salviamo l’Italia dopo l’incubo Coronavirus, poi faremo gli Stati Generali e ridaremo spazio agli attivisti, per riorganizzarci e ricordare chi sono i nostri avversari».

E Di Battista? «E’ un volto storico e potenzialmente una grande risorsa, mi auguro voglia lavorare con noi, sostenendo il governo Conte coi fatti e senza dividere. Ma gli suggerisco di muoversi bene, perché rischia di fare male a se stesso e a noi tutti, e di fare attenzione a certi compagni di strada, come Paragone». Potrebbe essere Conte il leader del Movimento? «Sta già facendo tanto per il Paese, non immaginiamo mondi impossibili».