Che la campagna ucraina delle truppe russe si stia impantanando di fronte all’inaspettata resistenza delle forme armate ucraine e dei volontari che si sono mossi a difesa del loro Paese è ormai un dato di fatto.

Una questione che, raccontano i retroscena da Mosca, ha fatto andare su tutte le furie Vladimir Putin, che non a caso da giorni ha iniziato a bombardare a tappetto il Paese, colpendo anche obiettivi civili in una vera e propria strategia del terrore.

Allo Zar russo gli alti generali delle forze armate e l’intelligence avevano promesso un ‘conflitto lampo’, con la capitolazione di Kiev e il rovesciamento del governo nemico di Volodymyr Zelensky in pochi giorni: situazione che, come evidente, non si realizzata.

A ulteriore prova di queste previsioni di guerra disattese arrivano dal fronte ucraino documenti inediti che evidenziano i piani di Mosca.

Un bottino di informazioni segrete rivelato dalle forze armate ucraine, che comprende mappe, compiti di combattimento, piani di azioni delle truppe schierate sul terreno e strategie per nascondersi. Documenti ottenuti durante la battaglia tra l’esercito ucraino e quello russo che, “nel panico” e in ritirata, ha lasciato a disposizione i documenti di una delle unità del gruppo tattico della brigata 810° della fanteria di Marina.

Stando alle carte trovate dagli ucraini, il presidente russo Putin aveva approvato i documenti di pianificazione della guerra contro l’Ucraina lo scorso 18 gennaio, ben prima che cominciasse l’offensiva e l’invasione del territorio di Kiev.

Non solo. Stando ai documenti l’intenzione del Cremlino e la ‘promessa’ fatta da intelligence e generali allo Zar era che il Paese sarebbe stato conquistato nel giro di 15, giorni, tra il 20 febbraio e il 6 marzo.

Nel rivelare i piani di invasione, le forze armate ucraina hanno anche lanciato un messaggio al nemico: “Diremo una cosa agli occupanti russi: seminate in giro le vostre attrezzature e i documenti segreti, ci serviranno prima per i nostri difensori, e poi per l’Aia”, ovvero la Corte penale che giudica sui crimini internazionali contro l’umanità e crimini di guerra.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia