La storia
Il piccolo Salvatore strappato dalle braccia di papà Gennaro: “Lo rivoglio, ma a nessuno interessa dei padri”
“Da quando è stato portato via non c’è stato più il calore di un abbraccio, la possibilità di un gesto d’amore dal vivo”. Trattiene a fatica le lacrime Gennaro Palumbo, padre ferito e dimenticato, che da 4 anni non riesce a rincontrare il suo adorato bambino. Sottratto nottetempo dalla madre e condotto in Ucraina, da quella fatidica domenica mattina del 2017 al piccolo Salvatore è concessa solo una figura paterna “virtuale” e non avendo appreso negli anni cruciali della prima infanzia l’italiano ma solo la lingua materna, è costretto a sottostare alla traduzione simultanea anche per un semplice saluto via telefono.
Convinto di un pregiudizievole e diffuso disinteresse nei confronti dei padri vittime di sottrazione di minori, Gennaro è ormai sfiduciato riguardo la possibilità di ottenere giustizia a breve. “Mi rivolsi subito ai carabinieri per sporgere denunzia, ma da lì è partito un iter burocratico infinito che per il momento non ha portato a nulla”. Intentata la causa penale per una richiesta di affido esclusivo e richiesta l’ applicazione della Convenzione dell’Aja, Gennaro è prima di ogni altra cosa consapevole di essere nel giusto e di non avere niente da recriminarsi sotto l’aspetto comportamentale.
Vive di ricordi, nell’ attesa che qualcuno gli spieghi cosa c’è che non va a voler fare il padre in presenza, non avendo commesso nessun reato o comportamento disdicevole per esercitare la sua funzione di padre. “Ero estremamente legato al mio bambino, eravamo abituati a trascorrere tutto il mio tempo libero insieme, a fare passeggiate e a guardare insieme la tv”. Momenti sacrosanti di una quotidianità negata. “Ancora adesso, quando gli telefono, è sempre sorridente e contento di vedermi”. Il tribunale dei Minorenni ha tuttavia ritenuto opportuno non revocare la responsabilità genitoriale alla madre, che non poteva essere giudicata perché su territorio straniero, nonostante si fosse macchiata di un reato. Il processo penale è entrato nella fase del secondo grado di giudizio. La Convenzione dell’Aja, invece, specifica che le controversie riguardanti le sottrazioni di minori vadano risolte in un tempo di massimo 6 settimane. Sono trascorsi più di tre anni.
Un uomo deluso dalla giustizia, Gennaro, sempre più convinto che le madri straniere che portano via illegalmente i bambini dall’Italia non vengano correttamente perseguite dalla legge. “Questa cosa mi fa rabbia, perché non si può pensare che un genitore sia più importante di un altro nella tutela del proprio figlio” . Non c’è equità nel trattare questo tipo di reati, e al clamore mediatico suscitato da una sottrazione di minore operata da parte di un uomo, non corrisponde altrettanto scandalo quando a commettere il reato di sottrazione internazionale di minore è la madre.
“L’interesse della giustizia – suggerisce con velata provocazione Gennaro – sembra a volte essere solo quello di allungare i tempi dei processi il più possibile”. Sul tema delle sottrazioni internazionali di minori esiste un evidente corto circuito legislativo. Si susseguono da anni proposte e disegni di legge ma non arrivano mai ad essere realmente calendarizzate e discusse. “Fanno come se il problema non esistesse, nonostante le centinaia di casi che ogni anno si contano di bambini italiano sottratti e portati all’estero”. L’ appello del padre del piccolo Salvatore, che negli occhi ha ancora vivo il ricordo dei magici momenti trascorsi insieme al figlioletto, è che il Ministero della Giustizia e quello degli Affari Esteri prendano atto che non si tratta di un singolo dramma umano ma di un’emergenza sociale diffusa, e che possano al più presto fare pressione sugli omologhi delle altre nazioni in cui sono trattenuti i minori per fare in modo che questi bambini sperduti, ma tanto amati, possano finalmente tornare a casa, nel luogo dove sono nati.
© Riproduzione riservata