Il podietto del quarto posto: il riconoscimento solenne, tipicamente italiano, per gli sconfitti

Foto Alfredo Falcone - LaPresse 16 maggio 2021 Budapest, Ungheria sport 35esima edizione Campionati europei di nuoto. Open Water Mixed 25 km nella foto: podio Axel Reymond medaglia d'oro, Matteo Furlan medaglia d'argento, Kirill Abrosimov medaglia di bronzo Photo Alfredo Falcone - LaPresse May 16, 2021 Budapest, Hungary sport 35th edition of European Swimming Open Open Water Mixed 25 km in the pic: Axel Reymond gold medal, Matteo Furlan silver medal, Kirill Abrosimov bronze medal

L’Italia piagnona e vittimista aveva già consacrato le sue glorie olimpiche davanti al mondo. Aveva già detto alla povera pugile malmenata, Angela Carini – consolata con l’abbraccio di Giorgia, a nome della nazione – che la sua sconfitta davanti all’impurezza ghiandolare ci riempiva di italico orgoglio. E aveva poi voluto abbracciare tutti, vincitori e vinti, in un unico trionfo universale – com’è nel dna storico del paese, da sempre – invitando a settembre al Quirinale le medaglie d’oro, d’argento, di bronzo e… tutti i quarti classificati.

Come a istituire una nostra medaglia, un premio consolatorio per gli atleti (pur inconsolabili) che hanno partecipato e perso, sì. Ma con onore. Un quarto posto che allarga il podio, da tre a quattro. Che sarà mai, che volete che sia? Nell’estate del decreto che allarga le vetrate ed estende il diritto d’affaccio di qualche metro, cosa cambia se il podietto del quarto posto include una quarantina di atleti bravi, bravissimi, ma sfortunati?

Cosa c’è di più tipicamente italiano del riconoscimento solenne per gli sconfitti? L’abbraccio corale del corpo di spedizione italiano sulla Senna si chiuderà dunque con una cerimonia al Quirinale che avrà il compito di nobilitare tutti. E per tutti, risuonerà, c’è da scommetterci, l’importanza del gioco di squadra, dello spirito unitario, della lealtà sportiva.

Argomenti di cui non sono buoni testimonial le polemiche nate, in una giornata troppo calda, tra il ministro dello sport Andrea Abodi e il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Quando il primo ha detto del secondo che è «finito un ciclo», il presidente del Coni non ci ha visto più. «Il mio ciclo al termine? Il ministro è fuori luogo». Botte da orbi, tra due che avrebbero dovuto celebrare, brindare e guardare insieme alle prossime sfide. E invece niente, meglio la polemica, anche se gratuita. Gli sconfitti vengono consolati, i titolari politici della bellissima prova degli azzurri, col medagliere mai così ricco, non trovano di meglio da fare che prendersela tra loro. Anche questa, d’altronde, è una specialità in cui gli italiani eccellono.