Abbiamo lasciato gli israeliani da soli a combattere contro i nostri nemici. Ogni giorno, da un anno, migliaia di giovani israeliani vanno in guerra per la sopravvivenza del loro paese, per le loro famiglie, per la loro libertà, e per la nostra libertà. Molti di loro, più di 700, sono morti in guerra. In questo anno sono caduti su Israele più di 20.000 missili lanciati da Hamas, da Hezbollah, dagli Houti, dall’Iran. I loro capi politici e militari sono stati ricevuti dai peggiori regimi illiberali, nostri nemici.

L’ONU è nelle mani delle dittature e dei regimi più sanguinari. Le manifestazioni di antisemitismo sono esplose nelle nostre università. Giovani “democratici” riempiono i social e i loro comizi di menzogne su Israele, la sua storia, la sua democrazia. L’associazione dei partigiani glorifica il terrorismo e il massacro del 7 ottobre e lo equipara ai movimenti di resistenza e alle loro azioni contro il fascismo.

Accademici, giornalisti, intellettuali di tutto l’Occidente piegano la testa alla violenza e alla menzogna della propaganda dell’integralismo islamico. 65.000mila israeliani, drusi, ebrei, arabi, sono stati costretti a lasciare il nord di Israele, sono stati fatti evacuare per la pioggia di missili che ogni giorno cade sulle loro case. Giovani europei hanno osservato un minuto di silenzio per la morte di Nasrallah mentre giovani iraniani a Londra festeggiavano davanti all’ambasciata di Israele.

C’è chi volta le spalle

Attivisti dei movimenti LGTBQ+ invocano la distruzione dello Stato di Israele sapendo che in Iran, a Gaza e laddove Hezbollah impone la sua legge, gli omosessuali sono perseguitati e uccisi. Femministe di tutto il mondo dimenticano il più grande e cruento femminicidio avvenuto nel Dopoguerra e invitano alle loro manifestazioni attivisti pro-Hamas.

È passato un anno e l’Occidente si sta perdendo. Il 7 ottobre non ci può essere spazio per la retorica. Sarà una denuncia contro le élite occidentali che hanno abbandonato la difesa della libertà, della vita e del bene comune, per piegarsi alla propaganda dell’odio e della morte. Perciò è importante che Il Riformista abbia deciso di dedicare una settimana di particolare attenzione alla sua prossima ricorrenza.

Stefano Parisi

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