È difficile capire cosa intenda per riconciliazione, unità e buonismo un candidato alla Casa Bianca che, nella sua campagna elettorale del 2016, aveva detto che avrebbe potuto uccidere qualcuno in mezzo alla Quinta Strada a New York, senza perdere il sostegno di neanche un elettore. Scherzi della storia: la provocazione di allora, sabato scorso, si è quasi fatta realtà, ma in senso contrario. Se Trump fosse stato ucciso, probabilmente la cieca fedeltà dei suoi fan si sarebbe tradotta in un culto vero e proprio. Il populismo made in Usa avrebbe avuto così il suo martire.

La consacrazione del miracolato

Oggi a Milwaukee, alla convention repubblicana, il tycoon terrà appunto quel discorso su cui sta alimentando le aspettative di tutto il mondo. Sventato l’attentato, ha detto di averlo cambiato totalmente. Peccato, ha confessato con una punta di amarezza, perché la prima versione sarebbe stata incredibile. Questo per mantenere i toni pacati e concilianti.
Ma la convention repubblicana non è solo la consacrazione di un miracolato, bensì la conferma di un’agenda politica che è ben lontana – lo hanno detto in tanti oltreatlantico – dall’identità del Grand Old Party. L’America first inneggiata dalla prima Amministrazione Trump era sì radicale, ma c’erano le idee più moderate e realiste di Mike Pence a farvi da contraltare. Oggi, la scelta di JD Vance come vice presidente è, di fatto, un programma politico in carne e ossa, che rappresenta gli estremismi, le contraddizioni e le soluzioni più impulsive che sgorgano da quella America di cui ancora non riusciamo ad accettare l’esistenza.

Isolazionismo internazionale, aborto come materia dei singoli Stati e protezionismo commerciale. Fin qui le proposte di Vance sono pienamente in linea con quelle del suo capo. Trump è per la tolleranza zero nelle politiche migratorie, propone forti tagli fiscali per i lavoratori e nessuna tassa sulle mance nei ristoranti, sogna di fare degli Usa il primo produttore mondiale di energia. E poi ancora città sicure, difesa del Bill of right, lotta all’inflazione (ma la Fed ha già fatto tutto) e rafforzamento del dollaro come valuta di riserva mondiale. Come se ci fossero delle alternative…

L’isolamento a che pro?

Tuttavia, to do list alla mano, le contraddizioni del tandem Trump-Vance sono evidenti. Com’è possibile infatti che un ex marine, veterano dell’Iraq, preferisca vedere l’America che dismette i panni dell’impero benevolo e che si chiude in sé stessa? L’idea di smantellare quanto fatto dal 1945 a oggi può avere un senso nella mentalità di un imprenditore, che per far quadrare i conti, procede a suon di tagli lineari ai processi produttivi. Senza tanti scrupoli, ma nemmeno una visione. Il tutto sulla base della convinzione, però da dimostrare, che gli Stati Uniti possano davvero permettersi di isolarsi.
La Nato non si chiude dall’oggi al domani. La Cina non si ferma con dei dazi, illudendosi che non reagisca. A Putin non si regala l’Ucraina senza valutare quali altre guerre voglia fare. E cos’ha da commentare Trump alla proposta di Vance di smantellare Google e dare un giro di vite all’antitrust sui giganti tecnologici? Possibile che nessuno dei due si renda conto che la transizione digitale è la sola e unica strada per realizzare il sogno del make America great once again?

Trump, Vance e il fu partito repubblicano

Insomma, un blocco di misure che nulla hanno a che fare con la tradizione del Partito repubblicano, liberista e dal respiro internazionale fin dai tempi di Eisenhower, bensì dal sapore retrotopico e, se fossimo in Europa, molto in linea con una certa destra di cui gli Stati Uniti hanno sentito parlare soltanto prima del 1939.
Messo da parte l’attentato e confermata, in modo ancora più efficace, la forza fisica di Trump su Biden, la convention di Milwaukee si svela essere una fiera delle banalità. Soluzioni semplici per problemi complessi. L’Europa ha già vissuto questa esperienza.
Un secolo fa in modo devastante, oggi per fortuna, con toni minori e forse più ridicoli. È la storia che si fa farsa. L’America è al primo giro. E non sembra voler far tesoro nel passato. Nonostante le promesse di unità nazionale del suo quasi prossimo presidente.
Difficile quindi immaginarsi quali possano essere le aperture, il dialogo, il buonismo appunto che potrebbero emergere da un discorso che Trump promette essere più all’Unione che ai suoi delegati.

Antonio Picasso

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