Quarantotto suicidi in meno di sei mesi. A qualcuno interessa quello che sta succedendo nelle carceri italiane, sempre più piene e sempre con meno figure educatrici? La politica, di tutti i colori, se ne frega, tranne qualche iniziativa sporadica, perché la maggior parte dei detenuti non vota e perché se predichi giustizialismo, approvi leggi repressive che rendono l’arresto un gioco da ragazzi o che criminalizzano la resistenza passiva, non si può certo dire che quello che poi succede in celle stracolme di esseri umani (e non bestie) interessi all’attuale governo Meloni.

Suicidi in carcere, governo pensa a Chico Forti

Si pensa ad elogiare il ritorno in Italia di Chico Forti dopo decenni vissuti in carcere negli Stati Uniti. Si pensa ad intervistarlo facendogli dire ciò che vuole a poche ore dal suo arrivo in Italia. Così per i cittadini italiani più distratti emerge che il carcere è un posto dove si mangia bene, c’èe solidarietà tra detenuti, c’è chi è abituato ancora a fare gli inchini (vedi il comandate Schettino all’arrivo dell’ex velista), le guardie penitenziarie sono simpatica, e così via. Per carità, Forti direbbe qualsiasi cosa in questo momento ma l’errore è del governo (e dei media) che provano a far passare un messaggio diverso in un momento storico disperato per le carceri italiane.

Da inizio anno i suicidi (al 28 giugno) sono 48. L’ultimo arriva dal carcere di Frosinone dove nelle scorse ore un ragazzo di appena 21 anni ha deciso di farla finita. “Aveva solo 21 anni, nato in Italia di seconda generazione, ha messo fine alla sua brevissima vita ieri pomeriggio (27 giugno), poco prima delle 15, nella sua cella dov’era detenuto nel carcere di Frosinone inalando gas dalla bomboletta di campeggio. Diversamente che in altre circostanze in cui lo scopo è sembrato essere quello di ‘sniffare’ il gas, in questo caso tutto lascerebbe pensare a un suicidio”. A riferirlo è Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa polizia penitenziaria che ricorda anche il numero degli agenti (quattro) che hanno deciso di farla finita in questi primi mesi del 2024.

Tra neonati in cella e burocrazia, l’Italia si indigna solo per Salis

Nonostante le denunce di garanti, associazioni e qualche politico, il tema delle morti in carcere continua a lasciare indifferenti cittadini e, soprattutto, la politica, abituata ai soliti proclami mai seguiti da fatti. Anzi, l’unico fatto è che il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio ha stanziato fondi per costruire nuove carceri.

Raccapricciante anche quanto accadde a inizio febbraio scorso: la storia del piccolo Aslan, il neonato di un mese ‘ospitato’ per qualche giorno, fino a sabato 3 febbraio, in una cella della Casa Circondariale Lorusso e Cotugno di Torino. Il piccolo, di nazionalità romena, è stato trasferito, dopo il clamore mediatico avvenuto tra l’altro negli stessi giorni in cui l’Italia si indignava per le condizioni disumane di Ilaria Salis in Ungheria, nell’Istituto a custodia attenuata per madri detenute. E dove si trova questa struttura? Sempre lì, all’interno del perimetro del complesso penitenziario, in una palazzina separata. Solo che madre e figlio non potevano finire sin da subito lì perché occorreva un provvedimento del gip di Pistoia che probabilmente manco era stato informato della gravità della situazione. Vi rendete conto di come funziona la giustizia italiana?

Mai tanti morti negli ultimi 30 anni

De Fazio si chiede “come facciano a prendere sonno coloro che ne hanno, innegabilmente, la responsabilità politica e morale” e ricorda che “tante morti e, in generale, tanti eventi disfunzionali non si erano mai visti nelle carceri almeno negli ultimi 30 anni. Se, come temiamo, non si invertirà il trend, a fine anno si batterà ogni record, superando anche il numero di morti del 2020, quando ci furono le rivolte conseguenti alla pandemia da coronavirus. Nei penitenziari, la vera pandemia è oggi. La pandemia dell’indifferenza o, per dirla in termini più coloriti, del menefreghismo”, rincara la dose.

Questi infatti i dati raccolti da Ristretti Orizzonti e relativi alle morti in carcere negli ultimi anni tra suicidi e altre cause. Dopo sei mesi, il 2024 si appresta a battere ogni record e con l’estate in corso la situazione rischia di diventare ancor più drammatica in penitenziari dove l’aria diventa irrespirabile con il caldo e dove, tra ferie, permessi e personale costantemente sotto organico, i controlli e l’assistenza saranno meno costanti.

Causa della morte

Anni

Suicidio

Altre cause*

Totale Note
2024 48* 58 106

*1 suicidio avvenuto nel CPR di Roma

2023 69 88 157
2022 84 87 171
2021 57 92 149
2020 61 93 154

Le promesse da marinaio di Nordio

Numeri che confermano ancora una volta, come le carceri italiani siano diventate le peggiori d’Europa, con buona pace della propaganda dell’attuale governo. In quest’ottica sono sempre più imbarazzanti le parole dell’attuale ministro della Giustizia, l’ex magistrato Carlo Nordio, che da tempo annuncia misure alternative, propone che i detenuti stranieri, arrestati anche per pochi grammi di droga, scontino la pena nei loro Paesi d’origine e ribadisce il “no” all’indulto (estinzione della pena) perché rappresenterebbe “una sconfitta per lo Stato”.

“A pesare sul clima già “surriscaldato”  che si è creato negli istituti – spiega De Fazio – sono due fattori su tanti: le aspettative (andate deluse) di riduzione di pena alimentate negli ultimi mesi facendola passare come unico rimedio al sovraffollamento; lo svuotamento di compiti e funzioni del DAP, sino al totale esautoramento, ad opera del sottosegretario Del Mastro delegato dal Ministro Nordio per le carceri. Non si può- attacca – promettere ai detenuti “sconti di pena mascherati” e poi rimangiarsi tutto perché lo scontro tra i partiti della coalizione del centrodestra impone rinvii di un provvedimento che invece, se definito nella sua giusta considerazione, potrebbe contribuire ad avviare a soluzione il sovraffollamento. Ripetiamo: non siamo pronti a fronteggiare l’estate e che siamo stanchi – conclude – di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità politiche e di Governo”.

Pena “vendetta pubblica” con “cesura legami affettivi

Sulla situazione carceraria è intervenuta anche la Corte dei Conti con il procuratore generale Pio Silvestri che, nell’ambito del Giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2023, osserva che “le risorse pubbliche costruttivamente utilizzate per creare condizioni di vita più umane nelle carceri, nella prospettiva di un reale reinserimento, non sono sprecate, ma ben impiegate per garantire la sicurezza di tutti”. La relazione mette in guardia dal sovraffollamento e dalla “cesura dei legami affettivi” negli istituti, che “rischiano di rendere la pena una ‘vendetta pubblica’, anzichè un momento di riflessione e di ripartenza”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.