Le accuse del suo avvocato
Il ‘ricatto’ dei magistrati di Bruxelles, Eva Kaili potrà vedere la figlia dopo 28 giorni di carcere: “Volevano spingerla a confessare”

Eva Kaili potrà finalmente rivedere nel pomeriggio di oggi, venerdì 6 gennaio, la figlia di 22 mesi avuta dal compagno Francesco Giorgi. L’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, rinchiusa nel carcere di Haren con l’accusa di associazione criminale, corruzione e riciclaggio di denaro nell’inchiesta ribattezzata ‘Qatargate’, potrà vedere la figlia dopo 28 giorni.
Ad accompagnare la bambina sarà il nonno, a sua volta arrestato e poi rilasciato subito dopo, fermato in possesso di una valigia contenente circa 60mila euro in contanti. Da quel momento, con madre e padre agli arresti, era stato lui e la moglie ad accudire la bambina.
A spiegarlo è l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos in una intervista al Corriere della Sera. Tre ore, questo il massimo che è riuscito a strappare agli inquirenti del Belgio: 180 minuti con la propria bambina dopo quasi un mese di lontananza, con le altre richieste avanzate nelle scorse settimane respinte ufficialmente perché non c’era abbastanza personale in carcere durante le feste.
E l’avvocato non a caso ci va giù durissimo con la procura di Bruxelles, accusata di aver usato la figlia per fare pressione sulla madre per confessare il suo ruolo nell’indagine sulla presunta corruzione organizzata per conto di Qatar e Marocco dall’ex eurodeputato italiano Antonio Panzieri e dalla ong Fight Impunity.
“Mi sono fatto l’idea che probabilmente non le permettevano di vedere la bambina per farle pressione affinché confessasse, ammettesse di aver commesso qualcosa. Ma la signora Kaili non ha nulla da confessare perché è completamente estranea a ogni genere di accusa”, spiega oggi l’avvocato Dimitrakopoulos nell’accusare i magistrati belgi.
C’è tanto che non torna in questa storia, secondo il legale dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo. A partire proprio dalla reclusione nel carcere di Haren. Dimitrakopoulos sottolinea infatti che nell’udienza tenuta lo scorso 22 dicembre a Bruxelles, “il giudice istruttore che sta investigando sul caso, il signor Michel Claise, ha affermato di non avere le prove che sostengono l’accusa di corruzione contro Eva Kaili. Come avvocato con 33 anni di esperienza, mi chiedo come il signor Claise abbia deciso che la signora Kaili deve rimanere in custodia in carcere quando non ci sono prove sull’accusa fondamentale che è quella di corruzione”.
Il prossimo appuntamento chiave per Kaili è fissato il 22 gennaio, con l’udienza che riesaminerà la custodia cautelare. Per l’avvocato la linea difensiva è chiara: “Ribadiremo che la signora Kaili non è mai stata a servizio del Qatar. Lei ha seguito la linea politica dei centristi europei elaborata da Charles Michel e da Ursula Von der Leyen. Non ha ricevuto mai un solo euro dal Qatar”.
Quanto ai soldi trovati nella valigia portata via dal padre, Kaili “ha spiegato al giudice che ha saputo dei soldi solo nel momento in cui il suo compagno Francesco Giorgi è stato arrestato. Questo l’ha fatta precipitare nel panico. Allora ha chiamato suo padre e gli ha detto di andare nel suo appartamento, prendere la valigia della bambina e i suoi biberon. Non sapeva niente di cosa la valigia contenesse perché non l’aveva aperta e non immaginava che dentro ci fosse denaro in contanti”.
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