L'anniversario dell'assassinio
Harvey Milk, il primo politico apertamente gay a difesa dei diritti civili
Sono passati 41 anni da quando il consigliere comunale Harvey Milk fu ucciso in un ufficio del municipio di San Francisco con cinque colpi di pistola, sparati da un ex collega che si era dimesso pochi giorni prima. Il 27 Novembre 1978 insieme al Milk fu ucciso anche George Moscone, sindaco della città californiana con il quale pochi mesi prima il consigliere aveva approvato la legge comunale contro le discriminazioni. All’epoca il tema dell’omosessualità e dei diritti Lgbt non era così aperta come oggi. Milk infatti è divenuto un simbolo nelle battaglie per i diritti civili in quanto fu il primo politico apertamente gay di una grande città americana e, in particolare, del movimento per i diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali che in quegli anni si diede forma e organizzazione proprio a Castro Street, la famosa strada di San Francisco di cui Milk era ufficiosamente osannato come ‘sindaco’.
LA STORIA – Harvey Milk nasce a Long Island, New York, nel 1930. La sua famiglia era di origini lituane e impegnata nella comunità ebraica. Laureato in matematica, presta servizio a bordo di un sottomarino nel corpo dei marine durante la guerra di Corea. Nel 1955 si congeda dopo essere stato interrogato sul suo orientamento sessuale. In un tempo storico in cui l’omosessualità era considerata dalla medicina una malattia psichiatrica, Milk diventò il primo politico al mondo dichiaratamente gay. Infatti nel 1960 prese la decisione di trasferirsi con il suo compagno Scott Smith a San Francisco, città degli hippies, delle libertà e della progressione. I due ebbero l’idea di aprire in Castro Street un negozio di fotografia che finì per diventare il punto di ritrovo dei militanti per i diritti degli omosessuali. Diventato leader del gruppo grazie al suo carattere estroverso e carismatico, Milk decise così di candidarsi come consigliere comunale della città nel 1975, ottenendo la vittoria. Il suo ruolo istituzionale riuscì a far accrescere la speranza e l’orgoglio non soltanto all’interno della comunità LGBTQ ma anche di tutte le minoranze coinvolte nei suoi anni di attività politica. Il suo battersi attivamente per i diritti civili sfondò i confini della California diventando un punto di riferimento per gli omosessuali e le comunità considerate inferiori come afroamericani, ispanici, persone disabili e le donne. La sua partecipazione istituzionale ha inoltre guidato a livello internazionale i movimenti e i partiti progressisti, permettendo che le battaglie di una minoranza fossero le battaglie di tutte le minoranze. Nel 1976 fu eletto sindaco George Moscone, un liberal democratico che aveva visitato di persona l’ufficio del comitato elettorale di Milk e che si era già fatto portavoce della comunità gay.
“Se un gay può vincere le elezioni significa che, se combattiamo, c’è speranza che il sistema possa funzionare per tutte le minoranze, abbiamo dato loro speranza”. Comincia così il discorso pronunciato da Milk il 2 luglio 1978 al Pride di Los Angeles. Diventato noto come The hope speech, le parole della speranza basate sugli ideali di inclusione e condivisione aprirono la strada a tutte le fasce delle comunità indipendentemente dal ceto sociale di appartenenza. “Non posso dimenticare lo sguardo delle persone che hanno perso la speranza – continua Milk – siano esse gay, anziani, afroamericani in cerca di un lavoro impossibile da trovare, o latinos che provano a spiegare i loro problemi e le loro aspirazioni in una lingua straniera. Sono qui in piedi di fronte alle mie sorelle, ai miei fratelli e ai miei amici gay perché sono fiero di voi”. Con un manifesto politico politico di questo genere, il consigliere rispose pubblicamente alla cristiana Anita Bryant, la quale distorceva il messaggio religioso per sostenere tesi omofobe e discriminatorie. La Bryant era una sostenitrice della “proposta Briggs”, che puntava ad impedire l’assunzione di insegnanti gay e lesbiche nelle scuole dello Stato della California o a licenziarli in caso di “condotte omosessuali”. Grazie anche al lavoro di Milk, la proposta fu poi rigettata e mai messa in atto. Attraverso le sue dichiarazioni pubbliche e rivoluzionarie Milk ha reso così nota la sua difesa non soltanto dei diritti della comunità omosessuale, ma anche a tutti coloro che si sentono discriminati, maltrattati, umiliati o emarginati dalla società e dalle istituzioni pubbliche. Dal punto di vista dei diritti della comunità LGBT, Milk si spese per approvare quella che il New York Times definì “la più severa e completa legge contro le discriminazioni” di tutti gli Stati Uniti, e lavorò a molte iniziative per migliorare l’edilizia popolare, per costruire centri di assistenza per le madri lavoratrici e per rendere nuovamente attivi gli immobili industriali abbandonati di Castro. La sua elezione diventò un monito a livello nazionale arrivando anche sulle prime pagine dei quotidiani americani. Per questo, si rivelò il più prezioso alleato per il sindaco George Moscone in alcune battaglie anche contro i grandi poteri edilizi e immobiliari locali. Spesso si oppose ad altri stimati politici locali, nello specifico ebbe uno scontro con Dan White, un altro consigliere che cominciò a boicottare tutte le iniziative di Milk dopo che questi, con un voto decisivo, aveva autorizzato la costruzione di un centro di salute mentale per adolescenti a cui White si opponeva. Il 10 novembre Dan White si dimise da consigliere ma dopo pochi giorni chiese di essere di nuovo incaricato, non ottenendo i risultati sperati.
L’ASSASSINIO – Così il 27 novembre 1978, l’ex veterano del Vietnam Dan White fece irruzione nel municipio di San Francisco dove uccise a colpi di pistola il sindaco Moscone e Milk. Un’ora prima della conferenza stampa in cui Moscone avrebbe dovuto annunciare il nuovo consigliere comunale, White si intrufolò nel municipio attraverso una finestra laterale eludendo il metal detector. Piombò nell’ufficio del sindaco uccidendolo con quattro colpi, poi incontrò il consigliere gay e uccise anche lui. Nel 2008 la storia di Harvey è stata raccontata attraverso il film Milk dal regista Gus Van Sant, il cui protagonista è stato interpretato da Sean Penn. Il suo assassino ci insegna che è che gli attacchi avvengono sempre più spesso nelle sedi istituzionali, con l’approvazione di leggi che tolgono alla società civile i diritti acquisiti in anni di lotte combattute sulla pelle di persone come Milk. Diritti che, come lui ci ha insegnato, non vanno a beneficio solo della cerchia di persone che tutelano, ma di tutta la comunità. Oggi Harvey Milk è ricordato come uno dei leader delle battaglie per i diritti civili negli Stati Uniti, ma è anche considerato uno dei primi politici americani ad aver intuito come i temi nati nella sinistra progressista degli anni Sessanta e Settanta fossero capaci di creare aggregazione e partecipazione a livello locale, oltre che essere stato il primo politico a fare coming out. In suo onore, nel centro di Castro c’è la Harvey Milk Plaza in cui sventola una bandiera arcobaleno simbolo della comunità LGBT. Nel 2019 non si può di certo dire che le battaglie capeggiate da Milk siano state vinte, ma la sua partecipazione attivista ha permesso di spianare la strada per la rivendicazione dei diritti civili.
I DIRITTI CIVILI OGGI – “Mentre le rivendicazioni sui diritti umani si sono moltiplicate, alcune istanze hanno finito per entrare in contrasto tra di loro, provocando domande e scontri su quali diritti siano meritevoli di avere rispetto. Gli Stati nazionali e le istituzioni internazionali sono confusi riguardo alle rispettive responsabilità in materia di diritti umani. Dobbiamo assicurare che la questione dei diritti umani non venga corrotta o dirottata o utilizzata per scopi dubbi o maligni”. Il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo si esprime così in un discorso pubblico risalente al luglio scorso. La sua decisione di annunciare a Washington l’istituzione della commissione per rivedere “il ruolo dei diritti umani nella politica pubblica americana” al termine del Pride month ha preoccupato i cittadini ma soprattutto di attivisti LGBTQ e chi lotta per i diritti delle donne. Questo diventa più chiaro se si considera che il capo di questo organo è la professoressa di Harvard Mary Ann Glendon, che l’International Women’s Health Coalition ha accusato di aver sostenuto i tentativi legislativi di bloccare l’accesso all’aborto, di limitare il matrimonio tra persone dello stesso sesso e i diritti delle persone transgender. Per questo oggi è fondamentale ricordare non soltanto i diritti ottenuti, ma anche chi ha lottato per fare in modo che questo accadesse. E tra questi c’è sicuramente Harvey Milk.
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