La scomparsa
Il ricordo di Maurizio D’Ettore, garante dei detenuti. Le innovazioni per il sistema carcerario e il progetto ‘Recidiva zero’
Era gremita la Sala dei Grandi del palazzo della Provincia di Arezzo, lo scorso 21 settembre. Familiari, amici, amministratori locali, ma soprattutto politici di ogni estrazione si sono stretti nel ricordo di Felice Maurizio D’Ettore, Garante nazionale dei detenuti mancato improvvisamente il 22 agosto di quest’anno. Del resto, si dev’essere stati davvero dei “grandi” in vita se in un paese così diviso il ricordo positivo è praticamente unanime, con caratteristiche comuni indipendentemente dall’appartenenza partitica.
Il ricordo di Felice Maurizio D’Ettore
Nella sala che celebra i personaggi più importanti della storia di Arezzo, dipinti dal simbolista Adolfo De Carolis quasi cento anni fa, si sono ricordate le infinite discussioni concluse spesso in una risata, le ore passate a studiare provvedimenti legislativi, battaglie politiche. Un modo per fissare la memoria di un accademico, amministratore, politico, calabrese di origine ma trapiantato da anni in Toscana, nella provincia di Arezzo dove ha iniziato il suo cursus honorum prima come consigliere comunale di Bucine (AR), poi come coordinatore provinciale di Forza Italia. Professore ordinario di diritto privato all’Università di Firenze, conosce in quelle aule Giuseppe Conte che ritrova come presidente del Consiglio quando siede fra le fila della Camera dei Deputati durante la XVIII Legislatura (2018-2022), eletto fra le file di Forza Italia ed indicato in Commissioni di peso (Bilancio, Affari Costituzionali, Semplificazione). Chiude la sua esperienza parlamentare in Fratelli d’Italia, e a gennaio del 2024 viene indicato come Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Gnpl).
Quello del Garante è un ruolo estremamente delicato, previsto anche da alcune convenzioni Onu sottoscritte dal nostro paese. Di questa figura si inizia a parlare nel 1997, ma è solo nel 2016 che finalmente l’iter di istituzione si conclude. Questo perché non è facile affrontare la situazione delle carceri italiane bilanciando la certezza della pena con la funzione di reinserimento sociale dei detenuti, nonché le necessità di dare più forza e autorevolezza al personale della polizia penitenziaria ed investire in strutture più moderne a fronte di un bilancio dello Stato sempre più stringente. Servono dunque personaggi di grande equilibrio, capaci di guardare oltre le quotidiane difficoltà del sistema carcerario. Una cosa ben chiara a D’Ettore, che mette subito a fuoco come il problema cruciale sia non far tornare in carcere chi sconta la propria pena. Può sembrare un concetto banale, ma in realtà quasi il 69% dei detenuti torna a delinquere. Uno dei suoi primi impegni è quindi il progetto “Recidiva zero”, portato avanti assieme al Cnel guidato dall’ex collega di partito Renato Brunetta che non a caso ne ha ricordato la scomparsa con parole toccanti.
Così come sentito è stato il pensiero di tutti coloro presenti alla Commemorazione: Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, ne ha ricordato il carattere moderato ma determinato al tempo stesso, da “serissimo guascone” legato fortemente al territorio – tratto indicato anche da Alessandro Polcri, presidente della Provincia di Arezzo; Andrea Del Mastro, sottosegretario al ministero della Giustizia, ha evidenziato l’equilibrio quasi pasoliniano di saper bilanciare le necessità sia dei detenuti che della polizia penitenziaria; infine, Giuseppe Conte in un sentito discorso ha messo in luce l’ironia di D’Ettore, che era un’espressione di serietà coniugata ad una viva intelligenza.
Equilibrio, moderazione, passione per la vita e rispetto per la propria storia politica ed umana: questo era Maurizio D’Ettore, servitore dello Stato. Il suo testimone è ora raccolto da Irma Conti, già nel collegio del Gnpl, che lo ha ricordato come un meticoloso innovatore in un ruolo che ricopriva con orgoglio, pazienza e determinazione. In un paese dove spesso il garantismo è in pericolo, e dove serve un costante bilanciamento fra le tante componenti sociali che ruotano attorno al sistema carcerario, D’Ettore ha iniziato col tracciare una strada. A chi ne raccoglierà il testimone umano e politico il compito di seguirla.
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