Nigel Farage è tornato. La bestia nera dell’establishment di Westminster ha annunciato che intende candidarsi come deputato e guidare Reform, partito di estrema destra, per i prossimi cinque anni. L’ex leader dell’Ukip (partito per l’indipendenza del Regno Unito) e frontman della Brexit ha detto che scenderà in campo a Clacton, nell‘Essex, dopo aver cambiato idea durante la campagna elettorale. La mossa sembra destinata a danneggiare ulteriormente i Conservatori poiché molti dei loro elettori di destra potrebbero spostarsi verso l’emergente partito di estrema destra, guidati dal carismatico Farage.

“Le cose crollano, il centro non può reggere”

È stata una settimana difficile anche per i centristi Liberal Democratici. Fino al 2015 hanno governato in coalizione con i Conservatori. Ora sono al quarto posto nei sondaggi con solo il 9%, dietro all’estrema destra di Reform e qualche punto percentuale sopra i Verdi. Ed Davey, leader dei Lib Dem, nel tentativo di prendersi la scena ha deciso di cadere da una sorta di tavola da surf nel lago Windermere per dare slancio all’avvio della sua campagna elettorale. L’intento della trovata sarebbe stato quello di chiedere conto alle compagnie idriche del problema relativo agli sversamenti di liquami. Per citare il poeta William Butler Yeats, che nei suoi versi sembra aver previsto l’intera campagna elettorale: “Le cose crollano, il centro non può reggere”.

L’esclusione di Abbott

La settimana è stata segnata anche dalle difficoltà del Labour. Nonostante i disperati tentativi di trasmettere il messaggio che tutto procede per il verso giusto, il partito si trova in un contesto complicato. Ancora una volta sono esplose in pubblico le tensioni interne tra la corrente centrista (rappresentata dal leader laburista Sir Keir Starmer) e i corbynisti di sinistra. Il partito è finito nel caos in seguito alle voci (poi smentite) secondo cui Diane Abbott sarebbe stata tagliata fuori dalle candidature. “Ho intenzione di candidarmi e di vincere come candidata del Labour“, ha detto domenica scorsa su X la veterana deputata corbynista. Si è creata così una situazione di grande incertezza. Abbott – la prima deputata di colore donna della Gran Bretagna e membro della Camera dei Comuni da 37 anni – mercoledì ha dichiarato di essere stata esclusa dalle candidature, scatenando una rivolta tra i deputati e le inevitabili critiche alla leadership di Starmer da tutto il partito.

Lo scorso anno Abbott era stata sospesa dal partito (diventando parlamentare indipendente) dopo aver affermato che gli ebrei, gli irlandesi e le etnie nomadi non subiscono razzismo paragonabile a quello subito da lei, ma piuttosto un semplice “pregiudizio”. All’epoca Abbott si era scusata per la sua posizione. “C’è ancora la sensazione che se un parlamentare o consigliere di colore fuoriesca dalla linea imposta dal partito ti verrà lanciato un libro addosso. Se lo fai come sostenitore da destra dell’attuale leader, sarai trattato con più indulgenza”, sono le parole rilasciate al Guardian da Martin Forde KC, in passato nominato da Starmer per indagare sulle accuse di sessismo, razzismo e bullismo nel partito. Alla luce dello scalpore, Starmer è stato costretto a un’imbarazzante retromarcia: questa settimana ha ritirato il pugno duro contro Abbott e le ha permesso di candidarsi.

Il vantaggio

Mentre molti potrebbero pensare che questo sia il primo segno di cedimento del Labour, le lotte intestine non sembrano preoccupare gli elettori. Gli ultimi sondaggi di Bloomberg mostrano che il Labour può contare nei sondaggi di vantaggio maggiore sui Tory dai tempi dalla disastrosa premiership di Liz Truss, con un vantaggio di oltre 22 punti percentuali. In un vano tentativo di invertire il trend, sabato Rishi Sunak ha svelato il bus dei Conservatori che girerà il paese in lungo e in largo in vista delle elezioni del 2024. Viviamo nell’era del dominio dei social, ma i partiti ritengono ancora fondamentale il ruolo della campagna porta a porta e dei bus elettorali.

Il bus di Sunak presenta uno slogan preciso: “Piano chiaro. Azione audace. Futuro sicuro”. Seguendo la ormai leggendaria campagna per la Brexit, ideata da Dominic Cummings con tanto di slogan “Riprendiamoci il controllo”. Anche il Labour ha scelto un messaggio breve in grado di trasmettere sicurezza. Sabato Sir Keir – accompagnato dai due big del suo gabinetto ombra, la viceleader Angela Rayner e la cancelliera ombra Rachel Reeves – ha presentato il bus che era rivestito con la parola “cambiamento”. A differenza di Sir Keir, il primo ministro ha invece deciso di ritagliarsi una figura da protagonista nel suo frenetico tour elettorale, che nella prima settimana lo ha già visto mettere piede in tutte e quattro le nazioni del Regno Unito.

Basso profilo

Con il ritorno di Farage e le difficoltà che si accumulano molti esponenti di spicco stanno mantenendo un profilo basso in quelle che si preannunciano come elezioni disastrose per i Tory. Steve Baker – convinto sostenitore della Brexit – ha deciso di approfittare di questo momento per fare una vacanza in famiglia in Grecia, promettendo di dedicarsi al paracadutismo e alle gare di catamarano in caso di mancata rielezione. Il ministro degli Esteri, David Cameron, è stato in vacanza in Italia; invece Michael Gove (uno dei ministri più importanti del fu governo Johnson) ha annunciato il suo ritiro ed è scomparso dalle scene. Tra gli assenti anche Penny Mordaunt (leader della Camera dei comuni e Lord presidente del Consiglio), Kemi Badenoch (segretario di Stato per le imprese e il commercio) e Grant Shapps (segretario di Stato per la Difesa). Avendo intravisto all’orizzonte la probabile conclusione, molti alti esponenti dei Tory sembrano aver preso alla lettera gli Oasis:Non guardare al passato con rabbia, ti ho sentito dire” – “Don’t look back in anger, I heard you say”.

Natale Labia

Autore