Il 14 dicembre di questo 2022, dopo più di 10 anni di attesa, Avatar: La Via dell’Acqua, primo sequel del film con il maggior incasso della storia del cinema, arriverà finalmente nelle sale italiane. Per ritornare a Pandora, il mondo fantastico, azzurro e magistralmente creato in 3D da James Cameron nel 2009 però, gli spettatori potranno puntare al 22 settembre, data in cui Avatar, in versione rimasterizzata, uscirà nuovamente in sala. In occasione di questo evento, il regista che qui figura anche come produttore insieme a Jon Landau, oltre a essere sceneggiatore, autore e co-montatore, ha incontrato la stampa in una conferenza mondiale e virtuale, insieme allo storico cast composto da Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Michelle Rodriguez e Stephen Lang.

Perché riportare il film tre volte premio Oscar al cinema dopo 12 anni prima dell’arrivo del sequel? La risposta di James Cameron, che ha già preparato anche Avatar 3 con in lavorazione il 4, non è scontata: «Sono passati 12 anni dall’uscita del film e sei hai meno di 22 anni, è molto improbabile che tu l’abbia visto al cinema e ciò significa, fondamentalmente, che non lo hai visto veramente», afferma. E chiarisce: «Questa nuova versione rimasterizzata è meglio di qualsiasi altra. C’è un’intera generazione di fan che ha amato il film ma lo ha visto in streaming o in Blu Ray e non nella maniera in cui noi volevamo fosse visto quindi siamo molto ansiosi di offrire alle persone l’occasione di vederlo in sala». Per chi non lo ricordasse, nel 2009, Cameron ci apriva le porte di un mondo primordiale, quello di Pandora, pieno di foreste pluviali, una flora e una fauna oltre ogni immaginazione, popolato dai Na’vi, umanoidi dalle sembianze umane con una lingua e cultura proprie. Pandora diventava, per gli umani di un distopico anno 2154, un’occasione di rinascita e anche di sfruttamento di risorse. Unico ostacolo per questa colonizzazione da parte dell’uomo sfruttatore era il dover utilizzare un avatar in grado di sopravvivere nell’atmosfera di questo mondo idilliaco.

Non solo un film dunque ma una totale immersione in un’altra dimensione, anche per alcuni attori che, tra i ricordi migliori, hanno il “confronto” con la loro versione azzurra Na’Vi: «La prima cosa a cui penso è l’atmosfera di gioco che si era creata nel “volume”, il posto dove giravamo la maggior parte delle scene su Pandora – ricorda Sam Worthington. Jim (James Cameron) ci diceva continuamente di tuffarci con l’immaginazione, di immergerci. Ci sentivamo come dei bambini di 5 anni a cui viene detto di giocare e non riuscivo neanche ad immaginare come tutto quel divertimento si sarebbe trasformato in un film». Si unisce alla discussione Sigourney Weaver, reduce dall’esperienza della Mostra del Cinema di Venezia con la delegazione del film Master Gardener del Leone D’Oro alla carriera Paul Schrader: «Mi ricordo solo il primo giorno nel ‘volume’, indossavo la tuta per le scene su Pandora. Era la mia prima scena nei panni dell’Avatar del mio personaggio, la Dottoressa Augustine e nel monitor ho avuto modo di vedere una versione provvisoria di come sarebbe venuta la scena nel film. Mi sono vista alta due metri, all’interno di questa sorta di giungla e ho avuto un brivido. Mi sono sentita sollevata e allo stesso tempo eccitata al pensiero che in questa piccola stanza stavamo creando un intero mondo!. L’unico modo di andare su Pandora è andare al cinema e vedere il film in 3D».

Si concentra invece sul giorno in cui ha saputo che era stata scelta per il film, Zoe Saldana. Che svela: «Non dimenticherò mai la telefonata di James Cameron che mi diceva che avevo avuto la parte della principessa Neytiri. Stavo cambiando il pannolino a mio nipote e vi dirò, ero così felice che non mi sono lamentata dell’attività. Pensavo che avrei lavorato con il mio idolo, il creatore di Sarah Connor, di Ellen Ripley. Poi ho capito che dovevo mettermi a lavoro, imparare le arti marziali e allenarmi. La mia immaginazione non è mai stata tanto infinita come allora sul set. È stato un viaggio magnifico, un’esperienza extracorporea». Tra le ragioni del successo di Avatar da sempre individuiamo una “fiaba” ecologista, perché l’uomo sfruttatore qui solo in parte vuole conoscere un mondo altro dal suo ma ne vuole soprattutto sfruttare le risorse, poiché ha ridotto all’estremo la Terra, ormai condannata all’estinzione. In questa cornice, si inserisce anche la coinvolgente storia d’amore tra Neytiri e il terrestre Jake Sully, che, alla fine prediligerà questo legame e il vivere in armonia con la natura invece di distruggerla. Oltre al fattore educativo e simbolico, che cosa lega il pubblico, dopo 12 anni, ad Avatar tanto da aspettare con ansia i prossimi sequel? Sam Worthington sembra avere la risposta: «Avatar è la storia di un giovane ragazzo che approda su un altro pianeta, dove trova un’altra cultura a cui capisce di appartenere. Penso che quel senso di appartenenza coinvolga tutti noi. Stiamo tutti cercando un gruppo di persone da cui trarre conforto, fiducia e dalle quali possiamo imparare».

Si unisce Cameron al discorso: «Questa è una storia che ci ha portato fuori dai nostri problemi e discorsi politici quotidiani, e dal caos e dal disordine della vita reale, mostrandoci un mondo dove c’è conflitto, ma dove tutto è raccontato attraverso una lente di fantasia e fantascienza. E poi c’è un’altra cosa: da bambini amiamo la natura e gli animali. Man mano che cresciamo però, ce ne distacchiamo e il mondo sta soffrendo di questo distacco. Credo che il film ci riporti a quel sentimento di meraviglia che avevamo da piccoli di fronte alla grandezza, complessità e bellezza della natura».

Se torniamo con la mente al 2009, ricorderemo che all’epoca, il 3D stava vivendo un momento magico: andare al cinema doveva essere un’esperienza multisensoriale e interattiva e Avatar capitava al posto giusto nel momento giusto. Chiamato a dire la sua su cosa bisogna aspettarci da questo ritorno al cinema di Avatar e dai suoi sequel, James Cameron parla proprio di tecnologia: «La gente un tempo andava al cinema per vedere i film a colori. All’epoca di Avatar il pubblico riempiva la sala per il 3D e questo è un fattore da tenere in considerazione. Nessuno va al cinema oggi per questo motivo. Devono esserci altri fattori e in quanto a impatto culturale, scopriremo il comportamento degli spettatori con questa uscita e quella di Avatar 2».